Cosa vuoi tu per tuo figlio?” “ Voglio che mio figlio sia felice!” “A questa risposta non avevo mai pensato...”


Invece ci sono persone come Elena Furio per radio RCS ma soprattutto come Antonella Elena Rossi, psicopedagogista dell’Usl, che non solo si sono date questa risposta, ma che trascorrono la loro vita a cercare di far sì che altre madri e altri padri possano impiegare le loro energie a questo scopo...


Appurato che la più grande delle trappole relazionali nella quale cadiamo è quella di crearci delle aspettative che gli altri non potranno mai soddisfare, la Dottoressa Rossi ci offre, attraverso incontri pubblici e attraverso la stesura del libro “Stelle senza cielo”, quella che definisce la strada per “accompagnare i figli nell’età inquieta”. Lo scopo di questo mio servizio, non è quello di pubblicizzare il libro della dottoressa, ma di divulgare un modo di pensare e di agire con e per i nostri figli che permetta di diffondere felicità.


Cosa significa questa affermazione? Presente all’incontro tenutosi nel quartiere di S.Lucia all’inizio di febbraio, ho riconosciuto alcuni punti chiave: il primo, come dicevo, di non aspettarsi qualcosa: i figli non sono nè nostri, nè nostre copie: ciò che di più bello possiamo fare per loro, è permettergli di esprimere i loro talenti, fornendogli gli strumenti più disparati perchè possano farli emergere, e di osservarli con lo stupore di chi sta iniziando a conoscere l’altro apprezzandone le qualità uniche e specifiche. In quest’ottica di non giudizio e di accoglienza, i nostri figli non si sentiranno inadeguati ai nostri occhi, ma liberi di esistere e di essere. E questo ci permetterà di incontrarci, di conoscerci davvero reciprocamente..


Sottolineava la dottoressa, che bisogna mantenere quella che definisce la “giusta distanza”, quello spazio tra noi e i nostri figli che ci permette di amarli senza soffocarli o renderli insicuri. Può davvero l’amore rendere insicuri i nostri preziosi figli?

Certamente: ogni volta che interveniamo per fare noi qualcosa allo scopo di risolvere un loro problema, stiamo in realtà mandando un messaggio che significa “tu non sei in grado di farcela da solo.”

Quando potranno, in questo modo, cominciare a sperimentarsi, a conoscere le proprie risorse e la propria creatività?

Il vero mestiere di un genitore è riuscire a diventare inutile per i propri figli!


Un altro punto, su cui si è tanto insistito, è il silenzio: c’è troppo rumore. Sempre. Parole, musica, tv, suonerie.... Basta consigli, basta interrogatori, ma ascolto e attenzione perchè loro parlano col corpo e con la pancia , e su questo ha insistito molto anche Don Mazzi, intervenuto in collegamento audio. Alla necessità di questo silenzio, si sono aggiunte alcune postille: un’accoglienza non giudicante; il non sminuire quanto i ragazzi vivono sulla loro pelle; rassicurarli che non sono soli e che passerà. E tutto questo, possibilmente, filtrato dal più semplice e diretto dei gesti: l’abbraccio.


L’altro fattore dal peso non indifferente è quello di osservare noi stessi: quanto abbiamo investito sui nostri figli? Quanto siamo in grado di godere di una vita piena e soddisfacente in quanto adulti, in quanto coppia? Siamo ancora donne e uomini o siamo diventati solo genitori? In tal caso, cosa aspettiamo a reinventarci? In fondo, Antonella Rossi ci sta offrendo una sorta di manuale delle istruzioni per far emergere la nostra bellezza di individui in grado di essere adulti felici, genitori di figli felici.


Opinioni, giudizi e pregiudizi. Percezione costante di inadeguatezza...che noi adulti proviamo prima di tutto su noi stessi, e poi trasferiamo ai nostri figli. Non ascoltiamo più la nostra pancia, la nostra emotività, che è l’ago della nostra bussola verso ciò che è o non è giusto per noi... eppure... pochi minuti al giorno... e la nostra vita ricomincerebbe ad essere vera! E più noi riconosciamo la nostra verità, anche nelle nostre debolezze, più ci è possibile comunicare profondamente.


Attiva in prima persona con i suoi contributi per il sociale e abile conduttrice dell’incontro, è stata la giornalista Anna Zegarelli, pronta a porre l’accento su dettagli tutt’altro che secondari: i ragazzi, i genitori e facebook, ad esempio. Quanto è ...”lecito” questo triangolo? Con la semplicità e la schiettezza che la contraddistinguono, Antonella Rossi ha detto semplicemente che più noi adulti inseguiamo i ragazzi, più essi ci sfuggono, così come sempre abbiamo fatto anche nelle generazioni passate: quante non ne hanno sapute i nostri genitori quando noi eravamo solo figli? Il nostro spazio privato non è sempre stato prezioso? Perchè tentiamo di derubare i nostri figli, allora?

A proposito, sappiate che ogni volta che loro pubblicano qualcosa che ci shocka... lo fanno appositamente per noi, per turbarci e per difendersi: scelgono loro a chi mostrare la loro tenerezza e la loro fragilità!


Altrettanto gradita da parte mia è stata la citazione di Anna riguardo Popper, con il suo “Cattiva maestra televisione” (un consiglio spassionato, se lo trovate, leggetelo!). Ha fatto emergere la difficoltà che la televisione ha inculcato nella capacità di discernere vero e falso, immagine e realtà, soprattutto nei più giovani. Certamente sono stati falsati diversi valori, e inoltre, aggiunge la dottoressa Rossi, ci siamo lasciati derubare di una parte di felicità, poichè la televisione satura quelli che un tempo erano sani spazi di noia dai quali alla fine emergevano sogni e creatività.


Anna ha anche chiesto cosa manca ai nostri figli.... semplice a dirsi! Mancano genitori che siano adulti di riferimento, indipendentemente da eventuali separazioni, madri che siano madri e padri che non siano mammi; hanno bisogno di poter esprimere le loro idee con le loro modalità e con i loro tempi; necessitano di scuole adeguate ed accoglienti che gli insegnino ad usare la testa perchè, come dice Moren, una testa ben fatta è meglio di una testa piena; gli serve un’etica cui far riferimento, che non sia quella filosofica e dei paroloni, ma quella quotidiana dell’esempio: conoscere il vicino di casa, la realtà di altri in modo sano e condivisivo, libero dal pettegolezzo; la capacità di sostenersi l’un l’altro in quanto comunità...fondamentalmente l’apertura concreta del proprio cuore... queste sono azioni che, unite ad altre esperienze del bello, fanno svanire la paura di vivere...


Il dibattito col pubblico ha coinvolto con leggerezza anche l’assessore Padovani, quale unico rappresentante della politica: a lui è stata lanciata la proposta di proporre e sviluppare ulteriormente l’attività intergenerazionale del progetto “Casetta Maritati” raccontata dalla Dottoressa Eboli, così come è stato sollevato il problema edilizio visto dalla prospettiva degli spazi per permettere vite più felici: non è naturale che i centri commerciali sostituiscano le Piazze, che gli appartamenti siano sempre più stretti e inospitali, adeguati appena al numero degli inquilini, che gli asili nidi siano a rischio teste rotte, che le scuole siano prive di colore e con luci al neon, predisponenti quanto meno alla demotivazione degli studenti! Sarebbe bene che anche gli architetti studiassero un po’ di psicologia e pedagogia!


In contrapposizione a queste restrizioni abitativo/scolastiche, sono invece emerse le corti di un tempo, le famiglie allargate, le contrade... o addirittura i kibutz, luoghi in cui, da una certa età in poi, tutti si prendono cura di tutti, creando relazioni emotive che predispongono a una maggior capacità intellettuale, in virtù anche di quell’etica comunitaria alla quale si faceva riferimento in precedenza..


E per concludere questo servizio, seguo l'invito della Dottoressa Antonella Rossi a leggere un piccolo brano del suo libro:

Voi siete puliti, stupiti e meravigliati. La meraviglia che provate nei confronti della vita si intuisce dal vostro modo di camminare, dai vostri sorrisi, dalle vostre risate.Siete bellissimi, ma soprattutto non contaminati: è per questo che fate paura, perchè siete la più alta dimostrazione di Dio." e ancora:" Lo ammetto: vi amo spudoratamente. Negli adolescenti, anche in quelli più sofferenti, vedo forza e pulizia; se noi adulti fossimo così bravi a metterci d'accordo e organizzare un giorno di silenzio, ci renderemmo conto di ciò che quotidianamente ci sfugge vivendo con voi”


E anche oggi siamo alla consueta conclusione: per chi ha voglia di cambiamenti e di valore, avete visto che c’è sempre qualcosina da fare...perchè, proprio come diceva anche Gandhi: “Se non lo faccio io, chi lo farà al mio posto?”


Un saluto da Elena Furio, presente in internet con il sito www.paflasmos.org









presentare questo libro è interno a iniziative e proposte che devono girare tra quartieri dove c’è contatto diretto tra ragazzi, genitori, insegnanti, sport


titolo del libro “stelle senza cielo”, sintesi di quello che dovrebbe avere un genitore nei confronti di un figlio, (come mai ci sono genitori che non sanno amare o che amano in modo sbagliato)

parla antonella: un libercolo perchè le persone vere non hanno bisogno di nascondersi dietro a paroloni e simeili

intento di scrivere sulla bellezza, contro alla paura


accenna al titolo, titolo anche di una canzone di ligabue, perchè la bellezza ( etorniamo al tema!) di questa canzone è stata la forza trainante per continuare a vivere pe una delle ragazze da lei seguita

occhi delle persone, adolescenti e non, voglia di tirar fuori la bellezza da ciascuno di noi


l’amore è fatto di microcose, non di cose eccezionali. i figli ricorderanno quando noi siamo stati noi stessi, quando non ci aspettavamo nulla da loro, quando vigeva la neutralità tra le parti: antonella parla del suo vissuto: non sono sytate le garndi lezioni di mio padre che porto con me con chiarezza, ma quando mio insegnava ad andare in bicicletta: era lì, e l’unica cosa che faceva era lì e sia spettava solo che io fossi io. lìè stato l’incontro. cosa creo io con la terapia? questo rapporto di accoglienza non giudicante, quello che permette davvero l’incontro.


quando questo avviene anche da parte di genitori, questi spesso si arricchiscono della

gioia di riconoscere chi è l’altro


questo libro riporta a guardare non solo i figli, ma anche noi stessi


l’adoescente è come una giostra “luca si siede di fronte a me........ punto lontano”


abbiamo perso i padri: è più probabile incontrare dei mammi... fromm definisce chiaramente i 2 ruoli: accoglienza la madre, giustizia il padre, che tuttavia non significa non essere anche affetivi. tuttavia bisogna essere padri!


talvolta si pensa che tutti manifestino il disagio nel cattivo voto: non è vero, anche il 9 puù essere un modo di sfuggire



lettera ai ragazzi da antonella:” mi piace scrivervi....è per questo che fate paura, perchè siete la più alta forma di dio”


makiguci educatore dice proprio questa cose. benefici. tanti applicano pur non conoscendo


figli ci mettono in forse tutti i giorni. sarebbe bene farsi domande



5 anni papà il più figo

10 meno figo

15 rompiballe

20 figura importante dopo tutto...

50 importante, per fortuna posso ancora proteggerlo


signora racconta: affido. necessario amarli, fargli vivere il bello. avevano 6 e 8 anni. sono passati 30 anni e ora si occupa dei figli, quasi come una nonna



anto dice che ci stanno anestetizzando poco alla volta: ci accorgiamo solo quando ci accade in casa.

ABITUATEVI A USARE LA TESTA, perchè purtroppo la scuola non ve lo dice più,

come diceva Moren” è meglio una testa ben fatta che una testa piena”



voi genitori siete felici? madri che non sono più donne...e gli uomini tradiscono... cercate di ascoltare la vostra pancia per capire cosa volete e cosa vi rende felice. i figli imparano.


in sala dssa eboli del progetto “casetta maritati”, progetto intergenerazionale, dai bimbi piccoli ai nonni... e parte l’invito all’assessore


anoressia diventa trasversale e tocca anche il maschile col suo messaggio “voglio sparire, non voglio più vivere”Dietro ci stanno questi adulti troppo risolventi, che con troppo amore impediscono ai figli di sperimentare, trattando i figli come degli eterni incapaci. gli adulti non sanno prendersi cura di se e riempiono i vuoti appropriandosi dei figli


si suggerisce anche agli architetti di studiare psicologia e pedagogia

le case ora sono dei loculi, come le scuole... ambienti demotivanti


sollecitazione ai politici di fare spazi vivibili panchine

centri commerciali sostituiscono le piazze!


quanto alle scuole, suggerisce che siamo noi adulti ad indignarci, ad arrabbiarci, a fare in modo che sollevandoci in tanti, queste scuole diventino colorati, smettano di essere lager o ospedali...


scuola europea di medicina del massaggio: massaggio in famiglia utile il massaggio anche per aiutare anoressiche . la signora ha fatto un corso alla banca del tempo, solo per far conoscere questa pratica e ora approderà a negrar...