Verona 21 Giugno 2010

 

 

Do Ya Think I'm Sexy? SI!!!

 

 

 

Rod Stewart presenta Soulbook ma non solo..

 

 

 

L’Arena. Il suo fascino immutato...Il palco, un grande palco..

 

Sul palco si allineano, candidi, tutti gli elementi necessari allo show: due pedane sovrapposte e sinuose, alcune colonnine, due allestimenti ritmici (una batteria e delle percussioni) un pianoforte e una tastiera: persino il microfono e la sua asta sono bianchi.

 

Solo le luci stravolgono questa realtà, avvolgendola e sfumandola ora in rosso, ora in blu, ora in fucsia, spezzandola con un occhio di bue, ancora una volta bianco.

 

Il fondale, ampio quanto il palco, su cui scorrono immagini grafiche (un sacco di romantici cuoricini!) o filmati, è parzialmente coperto da uno schermo che ci regala i dettagli , precisi nel taglio e nei tempi, delle riprese a figura intera di Rod Stewart e dei vari momenti di assolo.

 

Tutto ha un’aria molto “pulita”, lieve, di una raffinatezza un po’ retrò, se vogliamo, ma ben equilibrata anche con lo spettacolo che ci accingiamo a gustarci.

 

Sul palco Rod Stewart (giacca arancio e pantalone nero a sigaretta), tre coriste, una trombettista, una sassofonista e una violinista ( le signore in abitino rosso tutto frange), due chitarristi, un bassista, un tastierista, un percussionista, un batterista e un sassofonista.

 

Inizia il gioco: gioco di suoni, di voci e di luci...ma soprattutto il “gioco di Rod Stewart”!

 

Ammiccante, divertente e divertito riempie subito con la sua voce l’aria e lo spazio dell’Arena: To night's the night. Già....

 

E’ generoso, Rod Stewart: generoso con il suo pubblico che coinvolge con battute e gestualità ma soprattutto con la sua voce , roca sempre, e modulata in tutte le tonalità; con i suoi compagni di palco con cui gioca in chiaro e scuro per far sì che anche loro arrivino a noi con le loro specificità: è l’assolo della chitarra (che vecchia! che usata! che bella!), è il momento prezioso del violino, del lamento sensuale del sax o della ricchezza delle tonalità delle coriste... Rod Stewart esce dalla luce del riflettore, esce dalle riprese delle telecamere e ci lascia godere anche dell’altrui bravura, ci regala i sorrisi degli altri componenti della band in alternanza ai suoi...

 

E balla. Balla sempre: in proscenio, in ombra, a fianco delle coriste, uscendo per andare a cambiarsi d’abito, ci fa “la mossa”, cavalca un cavallo immaginario, si impicca alla propria cravatta...

 

Senza paragoni sullo stile musicale...lo definirei...un Gianni Morandi d’oltre manica!

 

Ha mantenuto la freschezza e la leggerezza di un ragazzo, la stessa voglia di divertirsi che gli brilla negli occhi e che condivide con noi e con il resto della band.

 

Con Sweet rock and roller di Chuck Berry si scatena nel ballo: capelli come un tempo, snello come allora, toglie la giacca, cravatta allentata, camicia un po’ aperta sul petto, fuori dai pantaloni, ombelico che s’intravvede... SI! A 65 anni è davvero ancora sexy!

 

E non è niente male nemmeno come calciatore: abbiamo perso il conto dei palloni (autografati), ben calciati in tiro lungo, che sono partiti dal palco!

 

 

Ci regala anche un attimo della propria commozione, mentre ci avvolge con le note di Talk about it: la mano sul cuore, il viso - solo per un instante! - contratto, nessun sentore di teatralità: solo un altro pezzetto di lui che arriva a noi.

 

 

Si alternano le canzoni, si alternano le le luci, si alternano anche i suoi abiti quando ci lascia con il doppio assolo delle ritmiche che ci sobbalza dentro al cuore, e quando ci affida a Lorelei McBroom e la altre coriste... le sue Soul Singers.

 

 

Ci porta indietro, ci fa cantare con Young turks, con First Cut is the Deepest, con You're in my heart, e la gente pur seduta, si agita, vuole muoversi, finchè  nonostante le strettissime file dell’Arena e ad un certo punto... tutti...tutti i presenti sono in piedi, ringiovaniti con lui. E tutti balliamo.

 

 

La conclusione è vicina, è evidente... ma a tutti noi... ne manca UNA, e lui lo sa... e ce la concede solo dopo che lo richiamiamo sul palco è Sailing...più calda e vibrante che mai, nostalgia e presente che si frammischiano per un saluto commosso e grato per tutta la serata: una serata dove tutto si è svolto con “la giusta misura”: quella di Rod Stewart!