Cos'è "il lato Umano della salute"?
A tutto ciò che è consuetudine definire SALUTE, aggiungo "il lato
Umano della salute", quell'aspetto sottile che si manifesta nella
serenità e nella forza interiore, auspicabile in particolare per i più
giovani e i bambini.
Ricordando che per loro le priorità non sono il lavoro o le bollette,
ma cure, attenzione, incoraggiamento, fiducia, ascolto, dialogo,
adeguati secondo l’età, e poiché non sono in grado di farne
esplicita richiesta è compito primario degli adulti farsene interpreti
oltre che carico.
Non sono un tecnico, ma una persona che crede profondamente
che prevenire sia meglio che curare, come citava quel vecchio e
saggio slogan.
Ebbene, questa prevenzione può e deve essere attuata anche nel
benessere individuale, quale manifestazione di welfare sotto
l'aspetto più umano, e sotto l'aspetto amministrativo quale
salvaguardia delle risorse economiche, in buona parte anche
sanitarie, proprio come si fa con i controlli preventivi dal dentista e
contro i tumori.
Partendo dal presupposto che la qualità delle nostre Vite sia il
riflesso della qualità del rapporto che abbiamo con noi stessi,
dobbiamo ammettere che fino ad una certa età e consapevolezza,
questo è frutto del lavoro che il mondo degli adulti agisce sui nuovi
arrivati e che solo in un secondo tempo può diventare frutto di un
impegno e di un lavoro autonomo.
Per questo, quanto prima riusciamo ad avere un rapporto positivo,
di autostima, di fiducia in noi, nelle nostre risorse e nelle nostre
capacità di relazionarci e di comunicare, quanto prima ci sarà
possibile avere una vita di qualità.
E quanto prima questo sarà una pratica concreta, tanto prima
potremo iniziare a far crescere generazioni che possano iniziare a
vivere al più presto in maniera più costruttiva, positiva e creativa:
individui con questo stato d’animo, saranno decisamente meno
propensi alla violenza, all’intolleranza e al pregiudizio.
Proprio perché la società non è altro che la somma dei suoi
individui, questa considerazione per me ha una priorità di carattere
umano e anche sociale.
Ci sono persone fortunate che possono avere un vissuto sereno e
positivo fin dalla nascita, ma purtroppo questa non è una
condizione universale.
Non mi piace abbinare l’Essenza Umana a fattori monetari, ma
proprio perché chi può occuparsi di questo benessere è
l’amministrazione non va sottovalutato l’aspetto economico:
persone infelici, insoddisfatte, incapaci di gestire l’eventualità di un
rifiuto, persone attaccate a sentimenti di rivalsa e con qualsiasi altro
problema che possa essere definito in termini generici di “disagio”,
diventerà presto o tardi un costo per la collettività.
In che modo?
Pensiamo solo a problemi generalmente più legati ai giovani,
dall’anoressia, al consumo di alcolici o di droga, (a questi ultimi si
possono aggiungere gli eventuali sviluppi di plausibili incidenti
stradali con spese mediche o per invalidità permanenti e per
sopralluoghi delle forze dell’ordine).
Oppure pensiamo al bullismo e alla delinquenza minorile che
sfociano poi in delinquenza a tutti gli effetti e in tutte le sue forme:
anche qui ci saranno spese per le forze dell’ordine, i tribunali, gli
avvocati d’ufficio, il carcere, assistenza sociale se ci sono dei
minori, magari affidi , adozioni... e le spese connesse a ciascuno di
questi servizi.
Ma anche le vittime probabilmente avranno bisogni a carico della
società: dall’assistenza medica e psicologica e talvolta abitativa,
fino alla presa in carico dei figli, ad esempio.
E pensiamo anche ad adulti, che pur senza essere delinquenti,
sono insicuri, con idee poco chiare riguardo a se stessi, immaturi
nei ruoli genitoriali, che non trovano uno spazio di realizzazione
umana e professionale... E anche qui si può aprire un ventaglio di
ragionevoli costi a carico della comunità.
Non dimentichiamo anche i figli di divorziati, che, senza moralismi e
bigottismo, più di altri stentano a riconoscere il loro valore, il loro
ruolo, e a trovare stabilità affettiva.
Fatta questa premessa, cosa propongo?
Di iniziare a investire ora per realizzare giorno per giorno una
società migliore e meno costosa, avvalendoci della presenza in
Consiglio comunale di qualche consulente in psicologia di cui
tener conto quando le decisioni da prendere riguardano in modo
diretto o indiretto i minori, compresi gli spazi a loro dedicati sia
pubblici che privati.
Come?
Si parla spesso di “luoghi di aggregazione” come panacea a tutto.
Secondo me invece servono “luoghi di comunicazione”, perché la
parola non è comunicazione in se stessa: comunichiamo con lo
sguardo, col contatto, col silenzio, con l’attenzione all’altro;
guadagniamo la fiducia e incoraggiamo l’altro attraverso
l’accoglienza e l’atteggiamento non giudicante, e dovremmo ripulirci
di molti atteggiamenti acquisiti nostro malgrado...
Vorrei trovare modalità che aiutino i più piccoli a sentirsi meno
soli nelle loro sofferenze e gli adulti ad accorgersi dei loro dolori,
per poterli aiutare a superarli e a non farli sfociare in disagio o
violenza.
Mi piacerebbe che si iniziasse con brevi corsi per il “mestiere di
genitore”, da tenersi almeno per chi è in attesa del primo figlio,
meglio se gratuiti per le fasce più deboli, e con contributi
proporzionali al reddito per gli altri.
Dovrebbe preparare i genitori, quali figure di indiscutibile rilevanza
nella formazione dei nuovi individui, a far emergere le massime
potenzialità dei propri figli.
Dovrebbe avere aggiornamenti annuali per seguire lo sviluppo dei
figli.
Mi piacerebbe che questo percorso formativo entrasse nelle
scuole, in modi specifici per ogni fascia di età.
Si parla spesso di associazionismo? Ebbene, per le scuole
funziona benissimo Telefono Azzurro, con un’ampia serie di
tematiche , dall’integrazione, alla sessualità, al bullismo, a internet...
Offrendogli visibilità, avremmo un ottimo servizio per i ragazzi e per
il corpo insegnante.
Inoltre vorrei proporre e realizzare un nuovo progetto, che mi sta
particolarmente a cuore: “la gestione emotiva del divorzio”:
partendo dal fatto che il divorzio è scelta degli adulti , ma che le
conseguenze emotive e psicologiche ricadono sui figli, vedo tre
passaggi fondamentali:
1. Percepire la fine della coppia, ma non dimenticare che si è
genitori.
2. Imparare a staccarsi dal/dalla partner in modo civile e senza
strumentalizzare i figli.
3. Imparare ad accettare l’arrivo di nuove figure famigliari nella
vita dell’ex e dei propri figli e riuscire ad integrarle.
Rinnovare significa perseguire un cambiamento su nuove basi.
Prevederne gli sviluppi in modo schematico, significa
precludere determinate possibilità.