Al di là del cemento”


Quando si decide di far circolare un pensiero, un’idea, talvolta si rende necessario astenersi dalle circostanze in cui si è potuto attingere: dirò che era un incontro ufficiale, con personaggi degni di nota.

La prima interessante scoperta, per me, è stata che l’art. 9 della nostra Costituzione, recita quanto segue: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

Poche parole che mi hanno aperto un mondo sul fenomeno che viene definito “il consumo del Territorio”, che a mio avviso non va quantificato esclusivamente sulla valutazione di edifici, ma anche di strade (ad esempio Il tanto discusso Traforo) o di qualità dell’aria e dei terreni, un esempio per tutti gli Inceneritori tipo il famigerato Ca’ del bue...


Potrebbe anche sfuggire il concetto di territorio quale bene comune, qualitativamente arricchito dall’aspetto culturale, affettivo, storico, paesaggistico, legato all’ identità individuale. Di conseguenza potrebbe non essere così chiaro che il valore di un territorio non è quello meramente mercificato del cosiddetto terreno, indipendentemente dal fatto che si consideri o meno che è, esso stesso, una risorsa limitata.

Riconsiderare l’uso del territorio, staccandosi dal suo abuso, diventa in un certo senso una battaglia culturale poichè parte innanzi tutto dall’acquisizione di un nuovo punto di vista, cui consegue naturalmente un cambiamento delle proprie azioni, in relazione ad un rinnovato senso di responsabilità, potrebbe anche essere semplicemente la scelta di usare mezzi pubblici o biciclette in alternativa alle auto: già questa variazione apparentemente piccola di abitudini comporterebbe di non avere necessità di nuovi parcheggi nè di ampliamenti della rete stradale e lascerebbe l’aria più pulita...

Detto questo, diventa necessario spiegare brevemente alcune cose: ad esempio ho sentito parlare, e poco velatamente, del legame che a volte unisce ambiente, edilizia e possibilità di ripulire soldi sporchi o di smaltire in modo illegale rifiuti non troppo regolari grazie alla realizzazione di fondi stradali...

Ho sentito dire che non esiste più, almeno per quanto riguarda il Veneto, la pianificazione urbanistica: viene delegata al privato la possibilità di fare scelte di questo tipo, che talvolta si concretizzano nella realizzazione di impianti enormi e poco significativi per la comunità, secondo accordi economici candidamente dichiarati di privati paganti al fine di ottenere le necessarie autorizzazioni ..

E’ stato espresso esplicitamente il legame tra edilizia (evidentemente superflua, date la grande offerta di spazi sfitti o disabitati) e incrementi per le casse dei Comuni, con il paradosso interno paragonabile a quello di un’azienda che per stare a galla vendesse regolarmente delle quote di se stessa. A questo segue anche la svalutazione delle strutture già esistenti.

Si pensi solo che nell’ area veronese, a fronte di 10.000 appartamenti sfitti secondo l’istat, se ne vogliono costruire all’incirca altri 8000/9000 in 5 anni (*) , in parte suddivisi su una dozzina di grattacieli, con il pretesto di fare interventi per rialzare l’economia dell’edilizia...

SI aggiunga che per prezzi, inquinamento e crisi con conseguente rientro dei migranti venuti per lavoro, la città ha avuto un costante calo demografico.

E pensare che sono gli stessi esperti del settore, ingegneri, architetti e società di costruzioni che invitano a riqualificare i 350.000 operai che in Italia hanno perso il lavoro nell’edilizia, orientandoli piuttosto al recupero del territorio, dei centri storici, come ad esempio L’Aquila, delle strutture preesistenti, ai sistemi di coibentazione e di energie rinnovabili, all’agricoltura, ma mai verso il consumo e la cementificazione indiscriminata del territorio!

Si pensi che in Germania è già dal lontano 1998 che è stato drasticamente ridotto il consumo del territorio, passando dai 120 ettari circa al giorno, consumo tutt’ora attuale in Italia, ai 30 ettari al giorno, con l’obiettivo di raggiungere il volume zero nel 2050, obiettivo verso il quale già si sta puntando incentivando i costruttori a rinaturalizzare lo stesso quantitativo di mq di superficie che vengono sottratti al territorio dalle loro opere.

In Italia questo talvolta già avviene: nei Comuni che stoltamente hanno già raggiunto il massimo limite di territorio consumato e non hanno altra alternativa: si ricordi che il Veneto, quanto al consumo del territorio, è secondo solo alla Lombardia.

Interessante sarebbe rivedere l’Urbanistica così come è stata proposta: lo strumento per riuscire a vedere le Città come insieme, calcolando ad esempio, cha anche la viabilità o la rete fognaria è connessa alle scelte di espansione edilizia, e non come somma di interessi individuali cui segue la vendita delle Città ai privati...

Urbanistica anche come rapporto tra le persone per rifuggire dall’anonimato e dalla troppa solitudine, dai quartieri dormitorio, per ripristinare i legami sociali e sciogliere la costante diffidenza. Urbanistica come necessità di riscoprire il concetto di comunità.

Poichè, però, queste nobili iniziative di salvaguardia del territorio, della sua identità univoca, della sua natura geologica, delle sue radici storiche non sono sostenute dallo Stato, tocca alle amministrazioni locali adoperarsi per inventare altri introiti che non siano la svendita dei territori! Benchè si parta come sempre dall’applicazione delle tasse e del ricalcolo in base al reddito per determinati servizi, diventa più motivante e sopportabile per i cittadini fare la propria parte quando al loro impegno corrispondono la sobrietà e la serietà degli assessori e del sindaco, il desiderio e l’impegno di appartenere al gruppo dei comuni virtuosi, l’inventiva degli amministratori per risparmiare in modo significativo dove si può: nel caso del comune presente all’incontro di venerdì , ad esempio, sostituire con led le lampadine al cimitero comporta un risparmio annuo di 2600€, inventare i matrimoni civili a mezza notte, costituisce un nuovo tipo di entrata... Anzichè lasciare memoria di sé con strutture costose quanto inutili, si preferisce contribuire al pagamento del ticket o attivarsi per altri aiuti o attività sociali..

Tra le righe è passata anche l’idea per una nuova proposta di legge a salvaguardia ancora una volta del nostro bel territorio! Qualora una multinazionale, dopo aver sfruttato il nostro territorio e la nostra mano d’opera, volesse trasferirsi all’estero, libera di farlo, ma anzichè rivendere il proprio spazio come area residenziale guadagnandoci due volte, avrà l’onere di smaltire la struttura e il terreno tornerà agricolo...anche se per ora non è previsto dalla legge italiana un ritorno di stato del terreno.

Chi di voi un po’ mi conosce, ormai sa che sono una sognatrice: quanto mi piacerebbe che questa proposta venisse approvata!!

Inoltre ho scoperto che per ogni fabbrica, la legge prevede un certo quantitativo di verde... quante ditte avete visto applicare questo obbligo verso il territorio, avere questo rispetto verso gli altri esseri umani?

Invitando, come sempre , tutti noi ad essere autonomi nel migliorare noi stessi e il nostro ambiente, vi ricordo anche di sbirciare il sito www.comunivirtuosi.org e di passare sul forum di www.salviamoilpaesaggio.it : troverete certamente altre interessanti idee sull’argomento!

(*) correzione rispetto all’audio da parte di Alberto Sabbadin, che ringrazio per la precisazione