Che ci faccio io candidata?
So perfettamente che non è mai stata mia priorità entrare in politica,
né identificarmi con qualsiasi gruppo: le persone cambiano, le idee
cambiano, le priorità cambiano.
E se a volte io stessa ri-vedo la realtà con occhi diversi, con nuove
prospettive, con valori che cambiano in base alle conoscenze e alla
consapevolezza che si acquisisce lungo la via, non posso
oggettivamente pensare e aspettarmi che qualcuno possa rimanere
staticamente e testardamente fermo sul se stesso del momento
attuale per sempre.
Tuttavia, quando mi è stato chiesto di entrare in lista, ho parlato con
Paolo Ferrari e con Fabio Salandini.
Di entrambi avevo già un’opinione precisa e di stima, sapendo e
avendo chiaro il valore che mettono quotidianamente nelle loro vite.
Questa stima è stata la molla che mi ha fatto prendere in
considerazione questa avventura.
Con lealtà ho manifestato le mie reticenze soprattutto riguardo la
mia incompetenza sul piano pratico delle dinamiche della politica,
ho anticipato che avrei potuto portare solo la mia correttezza, la mia
disponibilità - ormai riconosciuta - di offrire le mie considerazioni e
la mia positività, di mettere nella politica solo il mio cuore e il mio
amore per l’Umanità, in particolare quella più giovane.
Consapevole che per ciascuno degli aspetti più concreti e pratici
dell’esistenza c’è già all’interno del partito, e non solo, qualcuno
ben più qualificato di me, ritengo superfluo mettermi in gioco in
questo senso se non aggiungendo magari qualche postilla, qualche
considerazione extra, qualche punto di vista.
La mia priorità è invece quella di “educarci” a crescere generazioni
felici, capaci di assumersi la responsabilità delle proprie Vite e dei
propri pensieri, non intaccate dalle paure, dall’aggressività, e dai
pregiudizi di cui noi adulti siamo impregnati e portatori.
Il mio sforzo costante è quello di riappropriarci tutti della parola
RISPETTO, madre di ogni altro diritto, che non dovrebbe più
nemmeno essere reclamato, in quanto insito in questo concetto.
Per me, tutto parte dal DIALOGO, parola abusata che troppo
spesso rimane dissociata dall’ascolto, primo inevitabile passo per
poter conoscere il pensiero, i bisogni, la ricchezza dell’altro e poter
successivamente inter-agire.
So perfettamente che questo mio approccio non è quello tipico che
può dare risultati immediati, so che per alcuni è superfluo o
addirittura ridicolo, specie in un ambito combattivo e spesso
prevaricatore come la politica, ma è l’unico strumento che può
portare cambiamenti costruttivi: conflitti e contraddizioni non
spariranno, ma se il profondo rispetto per qualsiasi Vita sarà alla
base di ciascuno di essi, si potranno trovare modalità pacifiche e
creative per poterli risolvere