Ma che bello!
E’ Natale!
Siamo tutti più buoni!
ma la finiamo di sparare cazzate?
O meglio, la finiamo pure di sparare per davvero?
Oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto, dove
approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...
Salve a tutti, mi sembra abbastanza chiaro dove vi condurrò oggi con il mio bordeggio!
Cosa vuol dire “essere tutti più buoni?”
Personalmente, guardandomi intorno potrei descrivere il Natale con i seguenti aggettivi:
ipocrita, consumista, opportunista, stressante, sbilanciato, cieco, violento.
E forse mi verrà in mente pure qualcos’altro!
Facciamo insieme un piccolo biglietto di Natale, tanto per mettere a fuoco la questione:
con tutto l’impegno di chi con la parola, attraverso ricatti più o meno palesi o con la spada
ha diffuso la parola del Dio d’amore - con la spada??? - in tutti i continenti coinvolgendo
un terzo della popolazione mondiale, direi che il Natale è probabilmente la festa più diffusa
dopo quella dell’ultimo dell’anno, festa che coinvolge un numero ben maggiore di quello
dei credenti perché, che si creda o non si creda, viene comunque festeggiata, di solito in
famiglia.
Lasciamo da parte Babbo Natale e Gesù bambino che sono magici e si occupano
esclusivamente di far felici i bimbi con i loro doni, e parliamo di noi adulti.
Iniziamo col dire che a natale siamo tutti più buoni. Le canzoni di Natale, per usare frasi
fatte, sono così mielose da fa venire il diabete. O meglio: sarebbero davvero belle e
significative, cariche di valore e di intenzione se non si fermassero al saggio di natale dei
bimbi di asilo e elementari!
Si parla di Solidarietà, di Amore, di Pace, di Uguaglianza, di Accoglienza...mentre genitori
e parenti quasi si spintonano per meglio vedere il proprio bimbo o per raggiungere il buffet,
magari insultando il bimbo accanto al proprio perché gli ha coperto il viso o perché ha
disturbato con un capriccio o perché lo ha sporcato con lo zucchero a velo del pandoro...
Si salutano altri genitori con sorrisi cui seguono sibili serpentini di disprezzo e astio... Non
è ipocrisia, questa?
...e se poi parliamo della festa vera e propria? Dai su, non prendiamoci in giro! Sapete
bene che non ho mai la pretesa e tanto meno il desiderio che le mie considerazioni siano
universali (non sapete quanto preferirei sbagliare anziché ave ragione su tante cose!) ma
non vorrete dirmi che non conoscete nessuno che abbia già cominciato a dire “ accidenti,
dovrò passare il Natale con la moglie di quel tal cugino...dovrò fare un bel regalo allo zio
per tenermelo buono...uffa, mi tocca cucinare per mia suocera che non è mai
contenta...dovrò sopportare il figlio odioso di mia nipote...il secondo marito di mia sorella
proprio non lo voglio davanti agli occhi ma mi tocca...”
Alla faccia della Pace, della Tolleranza (che continuo comunque a considerare una brutta
parola poiché implica un giudizio e una fatica nell’accogliere) e dell’Accoglienza!
Come chiamate voi questi atteggiamenti? Io personalmente li chiamo ipocriti!
Così come trovo molto ipocrita l’indirizzo che diamo alla maggior parte delle nostre “buone
azioni e intenzioni”.
Mi dite che sforzo c’è a fare un dono o a prenderci cura di una persona che si ama?
Mi dite dove sta la bontà nell’andare a fare acquisti inutili su acquisti inutili per rimpinguare
ulteriormente le nostre Vite già probabilmente abbastanza appagate?
Mi dite cosa c’è di buono a consumare smoderatamente cibo, dolci e spumanti in
compagnia e a farsi dono reciproco di queste inutilità condite di rosso e lustrini?
Mi dite dove sta il tanto decantato “spirito natalizio”? No, lo chiedo perché io ho il vago
sospetto che non sia nelle miriadi di lucette colorate appese in ogni dove, negli alberi di
Natale veri o finti che siano, nelle stelline e nei fiocchetti usati a profusione per decorare
ogni superficie o spazio libero, o nei mucchi di pacchetti di ogni dimensione e valore che ci
accingiamo a regalare o nei vari “oh oh oh” degli attori che interpretano Babbo Natale
aspettando che arrivi quello vero!
No, ve lo chiedo, perché anch’io sono coinvolta giocoforza nella “magia del Natale”, ma
più passano gli anni più si fanno pressanti le domande.
Lasciando perdere le ipocrisie familiari di cui sopra, apriamoci a qualcosa di più vasto e
sociale...come faccio a sentirmi più buono quando so che a fronte della borghese - ma
anche proletaria - mangiata di Natale, c’è un sacco di gente che non solo fatica ad arrivare
a fine mese, ma stenta proprio ad arrivare a sera!
Ah, già...c’è la Ronda della Carità che va a portare un pasto caldo ai senza tetto...
...e c’è pure la Caritas che offre abiti usati e cibo scartato a quei poveretti che di stenti
vivono...e ci muoiono pure. E non è una frase fatta! Guarda caso, proprio il 21 di dicembre
sarà sempre l’anniversario di morte di Francesca, una mia amica, una persona che la
burocrazia, a causa di un inghippo, ha privato della pensione che aveva maturato, una
persona che non trovava nemmeno uno straccio di lavoro sempre a causa
dell’impedimento burocratico che l’ha relegata a un fantasma privo di documenti e identità
per più di due anni, una persona che sopravviveva solo grazie a una forza di volontà e a
una voglia di vivere incomparabili e al sostegno di pochi...
Non sto dicendo che sono più buona o più brava degli altri, sia chiaro: sono un Bastiàn
Contrario perché ho deciso di cercare di guardare più a fondo sforzandomi di agire di
conseguenza e con coerenza rispetto a ciò che vedo. Ma anch’io posso fare di più. E di
certo non solo a Natale!
Dicevo “ipocrisia”...ma voglio tornarci dopo...
Dicevo anche consumista: ma penso di averlo già evocato questo aspetto: quanti
consumi, appunto, in cibo, bevande, corrente...e dove si possano anche trovare doni utili e
ben mirati, spreco di confezioni, nastri e fiocchi e di decori, magari usati una sola
stagione...così come gli arredi natalizi o la mise rigorosamente rossa o le migliaia di
cappellini di babbo natale che imperversano in ogni dove!
Per l’opportunismo...davvero non ci sono sviolinate e ruffianate tra colleghi di lavoro,
familiari più o meno in disaccordo, o competizioni sul valore del regalo?
E lo stress?
Volete dirmi che non è stressante tutto il lavoro che comporta organizzare tutta la
pagliacciata del Natale? Si, io posso chiamarla pagliacciata, perché sono, appunto
Bastìàn Contrario e se il vostro cuore e il vostro orecchio sono attenti, avrete certamente
capito che l’unica cosa con cui non ce l’ho del Natale è lo spirito autentico che dovrebbe
emanare e dal quale dovremmo lasciarci pervadere!
Quindi, dicevo, lo stress: lo stress di fare la lista dei destinatari dei doni e la scelta mirata
degli stessi, la fatica di reperirli - che sia on line o da negozi - la lista degli invitati, la fatica
di decorare, per non parlare dell’impiego di energie e tempo di chi si offre per invitare gli
altri al pranzo di Natale! Eh, si, perché tutto deve essere perfetto! Poco importa se nei
giorni precedenti oltre al lavoro, alla gestione ordinaria della casa, dei figli e del marito, si
sono aggiunti saggi di Natale organizzati dagli insegnanti delle varie attività
extrascolastiche e a scuola, mercatini di beneficenza ai quali avete partecipando
confezionando o vendendo cose, poco importa se, appunto vi siete occupate dei doni per
tutti e dei vari biglietti d’auguri, poco importa se avete dovuto inventarvi un menù con tutte
le varianti legate ai gusti, alle esigenze/intolleranze/mode alimentari degli invitati, poco
importa se avete fatto tanta spesa da essere scambiate per le gerenti di un nuovo
ristorante e avete cucinato appunto come una chef di alta classe, poco importa se avete
praticamente riarredato casa tra albero, addobbi e tessili a tema, poco importa se avete
fatto i salti mortali per andare a prendere l’abito adatto per voi e per tutta la famiglia e se
non sapete più cosa voglia dire dormire per incastrare tutto compresa la manicure con le
unghie a tema e la parrucchiera: dovrete comunque essere bellissime, con una casa
impeccabile, una tavola perfetta e abbondantemente imbandita, assolutamente puntuali
sulla tabella di marcia e un sorriso smagliante. Tranquille: non c’è nulla di strano se poi
avrete un tono omicida nei confronti di chiunque vi chieda anche solo se può
aiutarvi...figuriamoci con i capricci dei bambini!!!!!
...ma non è forse anche questo il famigerato spirito del Natale?
Ho usato anche un altro aggettivo: sbilanciato.
Perché è sbilanciato il Natale? Banalmente perché c’è sempre chi fatica e chi gode della
fatica di qualcun altro. Più concretamente perché ci sarà sempre chi si sente superiore e
chi inferiore in base a quanto può economicamente investire per realizzare il proprio
compito - eh, si, per me è proprio un compito! - natalizio.
Mentre il cuore non ha limitazioni esterne e quindi eventualmente ha dei limiti innati
indipendenti dalla condizione socioeconomica, il festeggiamento del Natale, festa che
dovrebbe commemorare la nascita del figlio di Dio, quel Dio detto d’amore e povertà che
ho menzionato prima, festa nata per portare speranza e glorificare appunto quel Dio da
parte di chi crede, ha invece tutti i limiti dettati dalle condizioni economiche e dal loro
confronto...fino alla condizione limite in cui il Natale non si possa proprio festeggiare,
magari perché si è finiti su una strada, magari perché non si ha nulla da festeggiare o
nessuno con cui farlo, Peggio ancora perché si condivide quel giorno non con le persone
di famiglia ma magari col dolore profondo della perdita...Che Natale può essere per i
terremotati di Amatrice, ad esempio? O per chi è appena rimasto senza lavoro? O per chi
ha appena saputo di essere colpito da una malattia incurabile? O - peggio ancora - per chi
ha appena perso il proprio figlio? Ditemi, cos’hanno da festeggiare queste persone? Cosa
contano per loro lucette e pacchetti?
E se invece, ci fosse davvero un minimo di calore umano? Una porta che si apre? un po‘
di conforto o di compagnia da offrire? Ci sta anche un pranzo condiviso...ma non solo a
Natale...lo spirito del Natale dovrebbe estendersi da un Natale all’altro e no dovrebbe
essere cieco: cieco alle sofferenze, cieco alle vite che si perdono nei mari in cerca di una
vita migliore, cieco al non rispetto dei diritti fondamentali...perché, sapete, non è che i diritti
siano interessanti giusti solo se riguardano noi! Ad esempio io sono etero: potrebbe non
interessarmi il diritto al matrimonio di coppie omosessuali. A parte il fatto che non se ne
dovrebbe nemmeno discutere perché dovrebbe essere chiaro a priori che la libertà
personale dovrebbe essere assoluta fino a quando non lede quella altrui, ma perché non
dovrei riconoscerlo, questo diritto? E perché no dovrei riconoscere tutti gli altri che altro
non fanno che sottolineare la dignità della Vita e la sua liberà di espressione?
Quando ad esempio sento sproloqui sui migranti e ancor più sullo ius soli, a me viene
l’orticaria e si rizzano i capelli! Sentire che il problema è sostanzialmente di natura
economica e che le negazione a tale diritto è una lotta alla criminalità organizzata ....per
me è trasformarsi altrettanto in veri delinquenti: si dice sostanzialmente che è più
importante impedire a un delinquente di agire che a un bambino di avere una vita
dignitosa e con gli stessi diritti degli altri bambini? Vi rendete conto che è aberrante come
dire ...ti uccido così il cancro che ti porti muore perché non ha più nutrimento. Non vi
sembra una soluzione di una cecità assoluta?
Ecco, finche manca non tanto l’applicazione di tutti i diritti base per tutti, ma proprio il
semplice e basilare riconoscimento - poi, appunto applicabile - della parità di diritto alla
vita e alla sua dignità per tutte le persone, come possiamo pensare di far gioioso e
dispendioso sfoggio di festeggiamenti del Natale, festa di un dio dei miserabili, dei poveri e
degli infelici?
Dai su, un po’ di coerenza: almeno cambiamo nome alla festa del 25 dicembre!!!!!!
Natale violento...si il Natale è ipocrita cieco e violento perché si festeggia in questo
specifico gioco di apparenza malgrado. appunto, non lo possano fare tutti, malgrado non
possa appartenere a tutti per i vari motivi già espressi e altri che si potrebbero aggiungere,
malgrado non si guardino le sofferenze e le negazioni inflitte a quelli che spudoratamente
chiamiamo “fratelli”, malgrado esistano ancora fabbriche d’armi e peggio ancora chi le usa.
...e non venite a dirmi che è legale, o che è un nostro diritto o che è necessario!!!
Necessario per chi?
Per chi si nutre del sangue che sparge, forse.
Ma se davvero festeggiassimo il Natale, il Natale quello vero, quello che dovrebbe basarsi
sui famosi comandamenti, tradizione dalla quale è nato... dovremmo impegnarci tutti per
imparare ad amare chiunque quanto noi stessi, indipendentemente dalla provenienza,
dalle preferenze, dalla razza e non dovremmo permettere che si uccida, né uccidere. Mai.
...a quel punto sarà davvero Natale, e tutte le lucette non basteranno a coprire lo scintillio
che solo occhi felici sanno far brillare!
Buon 25 dicembre a tutti ... a ciascuno di voi la libertà di trasformarlo o meno in Natale.
oppure... dal podcast di www.radiorcs.it
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