Siete pronti, cari Pirati di Radio e di Terra, a mollare gli ormeggi e seguirmi nel mio
consueto bordeggio nel quale quasi non sappiamo da dove partiremo, ma soprattutto, non
sappiamo dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Bene, salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...
Sono sempre più consapevole che esiste un divario tra la mia visione delle cose e il
mondo che mi circonda: forse più che Bastiàn Contrario, dovevo intitolare questa rubrica
“La scialuppa della disadattata!”
Insomma, cari Pirati all’ascolto, io ci provo ad andare in giro, scendere da questa nave e
guardare quel che accade intorno, ma proprio non mi riesce di riconoscermici, di trovare
uno spazio concreto in cui sentirmi a mio agio, in cui dire “va tutto bene”!
Pochi giorni fa ad esempio, mi sono trovata per far commissioni in zona ospedale a Borgo
Roma: nel grande parcheggio saturo di auto ferme a motore acceso aspettando che
qualcuno lasciasse libero il posto tenacemente atteso, c’era effettivamente una piccola
macchina, parcheggiata in modo irregolare. Si vedeva però che chi l’aveva lasciata in quel
luogo aveva cercato di ingombrare il meno possibile, di permettere a tutte le possibili
manovre altrui di essere praticate e, per quanto oggettivamente in parte sulle strisce
pedonali INTERNE al parcheggio stesso, il varco che lasciava aperto era comunque
superiore a quello presente nel passaggio successivo dello stesso parcheggio.
Non sia mai! Un pesciolino nel grande mare delle multe possibili!!! Ma scherziamo? E
vogliamo che chi di dovere si perdesse l’occasione di andare fino in fondo con la multa?
Ripeto: non sia mai!
Purché si resti nelle righe, possono bloccarti con i motorini incastrandoli dietro la tua auto
e impedendoti di fare manovra e uscire dal parcheggio lineare, possono parcheggiare così
vicino che manco una biscia possa infilarsi nella portiera pretendendo da te che entri nella
tua auto dal bagagliaio, purché sempre nel rispetto delle righe disegnate sull’asfalto - e
non sto fantasticando: sono stata vittima io stessa di questi abusi di parcheggio! - MA...
ma non puoi occupare trenta centimetri di strisce impunemente!
Che, tra l’altro, mi piacerebbe sapere quale essere umano abbia una sezione fisica del
diametro superiore ai due metri per non riuscire a passare da quell’ampissimo pertugio!
E’ ovvio che non sto puntando a un mondo anarchico e di sopraffazioni, ma porca miseria,
esisterà ancora un po’ di buon senso, di sensibilità, di empatia, da qualche parte?
Io, è vero, non so quale sia stato il motivo che ha indotto quella persona a parcheggiare
fuori dai posti segnati, e -ripeto!- in modo comunque così attento e minimo, ma:
- siamo in zona ospedale
- siamo in orario di punta
- la donna è sulla quarantina: data l’età e l’aspetto un po’ trafelato si può anche pensare
che sia in quell’età in cui tutto, ma proprio tutto, potrebbe essere sulle spalle di una
donna: dalla casa, ai figli, al trasporto dei vari famigliari, al lavoro o la propria attività, ai
propri genitori quando non anche ai suoceri, e magari c’è di mezzo anche la propria
salute... nessuno di noi conosce il suo vissuto.
Per le congetture appena fatte, ed escludendo la volontà di recar danno o approfittare di
qualcosa, data appunto la cura evidente di quel parcheggio, a me si sono aperte in una
rosa molte possibili motivazioni per aver trasgredito con evidente rischio di multa, il codice
della strada:
- questa Signora avrebbe potuto aver avuto i minuti contati tra l’uscita dal lavoro, la visita
da fare e il bimbo da andare a recuperare all’asilo.
- questa Signora ha trovato traffico e malgrado la buona volontà non è riuscita ad arrivare
in tempo per conquistare quel maledetto posto in cui parcheggiare per il quale a volte si
aspettano anche 20 minuti...
- questa Signora - fortunata lei - abita in un piccolo centro e non è avvezza alle
congestioni del traffico cittadino specie in prossimità di un ospedale.
- questa Signora ha ricevuto una notizia tragica e la sua presenza al capezzale di
qualcuno in quel preciso momento non era posticipabile nemmeno di un minuto...
Ecco, è certo che se io fossi stata la persona preposta a multare, mi sarei occupata più di
quelli che occupano i posti in modo così “comodo” da usufruirne 2 alla volta, mi sarei
occupata con un certo piglio di far rispettare i posti per i portatori di handicap, così spesso
abusati da chi li occupa con vera prepotenza o da chi pur avendo il lasciapassare per
necessità familiari, si fa scudo di quel quadratino di carta per parcheggiare
indiscriminatamente sui luoghi preposti anche quando va a fare l’aperitivo con l’amante di
turno...
e anche questa è storia vera, nulla di fantasioso.
Comunque, non è la legge che sto discutendo e nemmeno, alla fine, chi la esercita: sono
gli atteggiamenti dei passanti che mi lasciano basita: nessuna compassione, nessuna
giustificazione, nessuna apertura a un “possibile” che fosse diverso dall’intento di aver
tentato una furbata andata male.
Ecco, di questo, io non mi capacito!
Non mi capacito - e mi rifiuto strenuamente di farlo! - che non ci sia quel minimo di
apertura necessaria per mettersi nei panni degli altri, in situazioni che siano eccezioni ad
una logica valida se, appunto non ci sono situazioni eccezionali!
Sentivo alla radio il resoconto di una morte annunciata in un ospedale, mi pare, di
Palermo: un medico e due infermieri indagati per negligenza.
In breve, un Signore con un infarto in corso accompagnato da un volontario del 118 in
auto e non in ambulanza perché non disponibile in quel momento, che pur avendo
allertato telefonicamente l’ospedale non ha trovato nessuno ad accoglierlo, né una lettiga,
né una sedia a rotelle.
Ma la cosa sconvolgente, nella quale appunto riscontro lo stesso atteggiamento
annichilente, è che gli unici due infermieri presenti si sono rifiutati di assistere quel Signore
uno perché dava la priorità ai documenti e alle prassi burocratiche, l’altro perché non era
presente il medico in Pronto Soccorso.
L’uomo è morto.
Sono davvero sola nel pensare che sia importante a volte, prendere le regole e
ficcarsele ...in tasca?
Riconoscere che la Natura della Vita è nell’imprevisto?
Che per quanto possa apparire giusto e doveroso creare regole che equilibrino in modo
fittizio gli aspetti che ci accomunano, queste regole non debbano mai superare la
contingenza degli eventi?
In una situazione del genere, non mi stupirei di vedere in essere il paradosso del Vivo che
viene ucciso perché dai documenti risulta essere Morto!
Sarcasmo a parte, ma davvero queste regole devono essere così inflessibili?
A fronte di un incendio, ad esempio, dovremmo stare lì a compilare moduli invece che
correre a perdifiato per essere più rapidi delle stesse fiamme che è necessario
spegnere? ...e se, a prendere la nostra chiamata, mentre la casa va in fiamme con tutto -
ma proprio tutto - ciò che ci è più caro, ci fosse una persona che ci mette in attesa perché
è scattata la fine del suo turno e giustamente sarebbe libera di andarsene, anche se chi
sta per coprire il turno successivo non fosse ancora operativo?
Ci rendiamo conto di quanto l’atteggiamento di essere sottomessi e aderenti in modo
acritico alle regole, possa essere deleterio di volta in volta per tutti?
Non sono le situazioni in se stesse - quelle sono solo manifestazioni - ma l’atteggiamento
mentale con cui si affrontano: la varietà delle situazioni in cui viene posto in essere questo
atteggiamento fiscale, meccanico e omologato, fa da cassa di risonanza, amplificandolo
più o meno in base alle circostanze: ma la natura di questi tipo di mentalità rimane sempre
la stessa nella sua essenza.
E’ lo stesso atteggiamento di chi se la prende comoda facendo all’ultimo giorno quello che
avrebbe potuto fare in un anno, incurante dei disagi che può creare ad altri, solo perché la
legge permette un tempo massimo di un anno...
E’ lo stesso atteggiamento che tutela il medico quando, a fronte di un errore tanto grave
quanto umano, anziché partecipare al dolore di chi è stato vittima del suo errore, si
nasconde dietro una liberatoria...
Lo stesso di chi si fa forte dietro a una scrivania di Equitalia, e riesce pure a guardarsi allo
specchio malgrado il proprio lavoro...
Lo stesso di chi, davanti all’impossibilità di incassare la sola e ultima rata del mutuo di un
acquirente, esercita il diritto/potere di considerare nulli tutti i precedenti pagamenti
mandandolo in rovina...
Lo stesso di chi, può permettersi di non aver fatto quello che sarebbe stato dovuto
umanamente e immediatamente per le vittime dei recenti terremoti...
Io...io non lo so, ci deve essere qualcosa di profondamente anomalo in me, devo essere
uno scherzo della Natura, una sua aberrazione se vedo in modo così chiaro, così
trasparente, così cristallino che il BUON VIVERE non è frutto delle regole, delle punizioni e
delle costrizioni che, ANZI!, avviliscono, frustrano, fanno arrabbiare, incattivire, fanno
venire ancora più voglia di reprimere gli altri per pareggiare i conti!
A me non serve il timore dei punti patente per sapere di non bere prima di guidare: so
benissimo che posso essere pericolosa per me stessa, ma anche per gli altri. Non mi
basta avere la ragione delle righe di un parcheggio, se vedo che per quanto regolare, la
mia posizione impedirebbe al proprietario dell’auto già parcheggiata di salire senza fatica,
lo so già da me che se ho un carrello pieno e la persona dopo di me ha due cose in mano
posso fare un passo indietro e cederle il mio posto alla cassa del supermercato, lo so da
me che se vedo dal medico dei bambini, malati o no che siano, e se non ho impegni
precisi, posso farli passare avanti a me...
Non mi basta avere un diritto per esercitarlo a tutti i costi, quando il mio diritto diventa in
qualche modo una violenza nei confronti di un Altro!
La leggerezza e la libertà di un diritto dovrebbe abitare anche nella possibilità di non
esercitarlo...e soprattutto di comprendere che potrebbe manifestarsi anche per noi, e non
sempre e solo per gli altri - presunti rei di inalienabile opportunismo - la necessità di
ricevere sostegno e comprensione!
Che poi non si capisce bene perché, nella situazione opposta, ossia quando qualcuno
opera una cortesia, un favore, un vantaggio non dovuto, nessuno rifiuti questa irregolarità:
dai, ditemi in quanti, davanti, che so?, alla possibilità di infiltrarsi gratis e in buona fila a un
gradito spettacolo in Arena, direbbero “No, grazie, sai: non è un mio diritto, preferisco
pagare!”, oppure se preferirebbero pagare una multa meritata nella non auspicabile ipotesi
che un funzionario si offrisse di cancellarla, o se per chissà quale via non si dovesse
rispettare la trafila per l’appuntamento della revisione, del gestore del gas, della visita
importante, della graduatoria scolastica!
Insomma, sembra che i doveri vadano sempre rispettati se lo devono fare gli altri, senza
un minimo di empatia, di compassione o di comprensione, ma che usurpare il diritto di un
altro o godere di benefici che non ci competono e comunque a scapito di ignoti, sia invece
qualcosa per la quale sentirsi baciati dalla fortuna...
A volte mi chiedo perché io debba avere così radicato in me questo sentimento di
comprensione e di giustizia, questa istintiva tendenza a non passare mai avanti a nessuno
cercando piuttosto di far si che, magari un po’ strettini, si possa stare a proprio agio in
modo collettivo, anche in due sulla stessa sedia, se altri posti non ci sono!
Mi è capitato anche al ristorante di invitare, se così si può dire, estranei che aspettavano
un posto a sedere, a dividere con me e mio marito un tavolo sufficientemente grande. E
non è che ci sia stato rubato qualcosa, eh? Anzi! Abbiamo passato una serata insolita e
piacevole con due persone nuove, abbiamo scoperto di avere amici in comune e ricordi
condivisi. Ma se anche non ci fossimo rivolti la parola, cosa che non sarebbe stata
obbligatoria, io e Gabriele avremmo continuato la nostra cena, con le nostre sedie sotto i
nostri bei sederi, pagando le nostre gustose portate prima di andar via dal ristorante...
A farla breve, cari Pirati, il mio bordeggio, gira che ti rigira, torna sempre a guardare al
centro, quel centro nel quale vedo sempre e comunque la consueta soluzione a tutti i mali
che ci affliggono: quel sentirsi parte, quel sentirsi pari, quel sentirsi uguali, senza migliori e
senza peggiori: semplicemente umani con tutte le nostre imperfezioni che dovremmo
iniziare a riconoscere come amabili e non più inammissibili e inaccettabili, con le nostre
fragilità e con le nostre mancanze che ci accomunano per quanto cerchiamo di
nasconderle dietro paraventi di efficienza e organizzazione, con i nostri alti e bassi nei
quali poterci scambiare nella funzione di sorreggere o essere sostenuti a nostra
volta...perché, e non si capisce bene come sia, alla fine sono proprio i momenti un cui
condividiamo un bisogno quelli in cui creiamo i legami più forti e profondi...
A proposito di legami, io, eli the worst, vi ringrazio tutti, sempre più numerosi e assidui,
all’ascolto del mio Bastiàn Contrario e di tutta la Ciurma di Radio Pirata - la Radio nella
Radio nella Baia di yastaradio.com
Buon bordeggio, giorno dopo giorno!
Lunedì ore 19,00 la nuova puntata
Giovedì e Sabato ore 11,00 le repliche
Le mie puntate sul blogspot di Elena Furio.