Cari Pirati di Radio e di Terra... Dove vi porterò oggi con il mio bordeggio? Da dove
partiremo e dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva, i pregiudizi... perché...il Bastiàn
Contrario di questa settimana, ci viene servito su un piatto d’argento!
Cari Pirati, tutti i Pirati!, oggi puntata speciale perché...abbiamo un ospite con noi:
Sotto suggerimento di un’amica, ho visitato “Tu sei l’Altro Me”, un blog e...
a proposito di blog...ricordate che trovate il mio podcast sul blogspot di Elena Furio, se
proprio doveste perdervi e la puntata del lunedì alle 19,00, e la replica del giovedì alle
11.00 e la replica del sabato alle 11,00...
Vediamo un po’ cosa cosa ci racconta l’autore con il suo “Tu sei l’Altro Me” dal quale,
con il suo permesso, ci leggiamo “Cari Amici Africani...”
“Cari Amici Africani,
sto osservando con tristezza e senso d’impotenza la vostra storia che vi vede per
l’ennesima volta vittime di un’epoca.
Che siano i colonialisti, che siano gli schiavisti, che siano gli sfruttatori di miniere, che
siano i cacciatori di frodo dei vostri animali, che siano i vostri stessi connazionali
terroristi, sta di fatto che sembra proprio che siate l’etnia più perseguitata nel corso
della Storia.
A me questa cosa non solo crea una grande empatia nei vostri confronti, ma mi fa
anche sorgere una domanda: perché voi? Perché voi, in qualunque secolo e parte del
mondo vi troviate?
Eppure, tra quelli di voi che ho conosciuto, ho incontrato brave persone e persone
pazienti.
Non vi riconosco caratteri particolarmente aggressivi, prepotenti o violenti.
Anzi, sono sicuro che se fossi io al posto vostro, costretto a vivere all’interno dei centri
di accoglienza, negli alberghi più isolati e lontani dal resto del mondo, segregato come
un prigioniero, trattato dal gestore di turno peggio delle bestie (e in Italia, gli animali
da macello sono trattati davvero male!), “punito” perché non conosco le regole o le
buone maniere secondo la cultura nostrana e senza la possibilità di farlo perché non
conosco la lingua e quindi non capisco, lasciato al freddo in pieno inverno o senza luce
nella stanza senza capire perché, se continuassi a non avere la possibilità di figurarmi
un futuro (non dico di costruirlo, ma solo di immaginarlo), se i miei giorni continuassero
a trascorrere uguali in stand-by, se i residenti locali mi minacciassero, mi insultassero, mi
lanciassero pietre e tutto questo senza aver passato quello che avete passato voi, le
vostre tragedie, le vostre paure, le vostre violenze subite...io davvero scoppierei e
perdere il controllo.
Voi, invece, per la maggior parte dei casi, o subite, o vi lamentate o aspettate cercando
comunque di farvela andare bene (e secondo me questa la dice davvero lunga su
quanto sia importante per voi aver lasciato la vostra Terra).
Considero queste cose perché per me, nato in Italia, abituato almeno fino a poco tempo
fa, a considerarmi libero in un Paese libero, forte di questa libertà, l'ho sempre ritenuta
un diritto fondamentale e se mi fosse negata insieme alla mia identità, alla mia dignità
di persona, non so proprio quanto e come potrei trattenermi dal reagire in modo
dirompente.
Proprio confrontando questi due comportamenti, oggettivo il vostro, potenziale il mio,
mi torna di nuovo chiara come un'insegna luminosa la domanda: "Perché voi, sempre
voi, in qualunque secolo e parte del mondo vi troviate?"
Mi confronto con alcuni amici su questo aspetto e trovo tra loro il "solito" conoscitore
della spiritualità orientale.
In un primo momento, lo ammetto, lo tratto quasi con sufficienza: cosa c'entra la
spiritualità con il degrado e la meschinità che vedo?
Mica siamo santoni in meditazione, eremiti fuori dal mondo e dalla realtà che
vaneggiano di armonia e di vibrazioni!
Qui c'è violenza e rabbia e paura e un clima fascista e pericoloso dilagante!
...e io ho paura. Paura per me e per voi, Amici Africani!
Mi chiede di ascoltarlo. Mi parla di karma e mi spiega che questa parola riguarda le
azioni che abbiamo fatto in questa vita e in quelle precedenti.
Mi spiega che, secondo questa visione delle cose, ciò che accade è sempre l'effetto di
quella che chiama "relazione tra una causa interna e una esterna" che, da quanto ho
capito, significa che le cose succedono solo se, in un certo senso, la persona ha creato
dentro di sé la situazione perché una certa cosa accada nella sua vita.
Lo guardo, con la faccia di chi si sente preso in giro e vuol far vedere che ha capito di
essere preso in giro e prima che io parli, mi anticipa: "Non vuol dire che queste
persone hanno tirato sassi a qualche Italiano in questa vita o in quelle passate".
Resto con la parola sospesa in bocca. Prosegue: "Significa piuttosto che queste persone
non riconoscono il valore della loro vita, credono di contare poco o nulla e di non
avere nessun potere per cambiare la propria situazione e l'ambiente che le circonda. La
violenza e i soprusi che subiscono sono la manifestazione del karma che hanno
costruito e che le seguirà ovunque vadano fino a quando non troveranno la chiave per
cambiarlo."
A questo punto i miei sentimenti si fanno contrastanti: da un lato sobbalzo sulla sedia,
quasi stesse giustificando questa massa di violenti che se la prende con le vittime di una
situazione più grande di loro, ma dall'altra...è come se vedessi uno spiraglio, una
possibilità di cambiare una realtà che mi coinvolge, sconvolge e addolora. Taccio e lo
lascio proseguire.
"Significa che quando troveranno la chiave per la trasformazione e riconosceranno che
nessuno di loro è incapace di sostenere la propria vita, che la vita è un valore assoluto
compresa la propria, accadrà qualcosa che potrà sembrare magico, ma è la Legge
della vita: i loro nemici smetteranno di trattarli come hanno sempre fatto, poco a poco
si disarmeranno o semplicemente se ne andranno, ma loro, gli Africani, inizieranno a
non essere più le vittime prescelte della Storia."
Rifletto sulle sue parole.
Sento dire spesso che la risposta della nostra vita dipende dal nostro atteggiamento,
ma non pensavo a qualcosa di così importante e significativo e mi sento affascinato.
Voglio approfondire: mi spiega che non possiamo fare un torto maggiore alla nostra
vita di quello di non considerarla preziosa e potente, capace di emergere da qualsiasi
difficoltà e che quando veniamo sopraffatti è perché noi stessi non crediamo che sia
possibile altra soluzione.
Dovremmo insistere a fidarci del nostro potenziale e credere al di là di ogni apparenza
che ci appartenga, ma che esista anche in tutte le persone a prescindere dal peggiore
aspetto che ci mostrano: questo sforzo sincero di cambiare la visione delle cose
trasforma la vita.
Ecco, Amici Africani.
Sembra che la spiritualità sia così potente.
Voglio crederci, che lo sia.
Voglio credere che vi trasmetterete questo messaggio di speranza per cambiare il
vostro destino di perseguitati.
Voglio sperare che quelli di voi che stanno meglio, inizino a sviluppare e realizzare
questa visione, e che sia l'ultima persecuzione a vostro carico.
Voglio credere che anche i violenti, se mai mi leggessero!, decidano !che un mondo
pacifico è conveniente anche per loro e decidano di riconoscere anch'essi il valore
fondamentale della vita.
Voglio credere che ci sia ancora una speranza per la nostra condivisa umanità”
E così si conclude il testo che questo gentile blogger ci ha messo a disposizione, ma si
conclude anche la puntata, con la considerazione che potremmo fare tutti un po’ nostro
questo consiglio sul karma. Io almeno ci voglio provare, chissà che non mi regali un po’
di serenità!
Dicevo che si conclude anche la puntata, ma non senza che questa volta ringrazi tutta
la Ciurma: Gabriele, Topos in Fabula, Dj Pilo, e tra voi di casa, in modo speciale,
almeno Irene, Otto, Nicoletta...
Buon ascolto di Radio Pirata - la radio nella Radio dalla Baia di yastaradio.com nella
quale vale sempre la pena di ormeggiarsi all’ascolto!
Per oggi è tutto e io, eli the worst, vi saluto orientando subito il mio bordeggio alla
ricerca del karma da cambiare!