Ed eccoci qua, pronti col consueto bordeggio di Bastiàn Contrario, a bordo di Radio Pirata
- la Radio nella Radio.
La Ciurma, sempre al completo, e sempre di supporto: tante volte mi domando come
facciano a stare regolarmente al mio fianco, malgrado le posizioni non sempre vicine,
malgrado il mio brontolio sommesso che si diffonde di puntata in puntata nella baia di
Yastaradio.
Eppure non sono i soli Luca, Gabriele, dj Pilo e il Dalse, quelli che ringrazio: di certo posso
ringraziare tutti voi per l’ascolto e Cinzia, Martina, Betty, i due Claudio e Valentina, tanto
per far qualcuno dei vostri nomi. E grazie a loro approfitto per ricordarvi ancora una volta
che potete continuare a comunicare con noi dal sito di yastaradio o dalla pagina fb di
Radio Pirata - la Radio nella Radio. Ma tanto, sono cose che ormai sapete!
E dunque, oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto,
dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...
Io e mio marito abbiamo un gatto che proprio un anno fa, ha avuto una grave
disavventura: un infarto del midollo gli ha paralizzato in modo fulmineo le zampe posteriori
e la coda.
Ci abbiamo messo tutti del nostro per riportarlo a scorrazzare libero nel bosco dietro casa!
Dopo un breve ricovero veterinario con tanto di risonanza magnetica e tutta una serie di
accertamenti, ci è stato reso con una percentuale di ripresa prevista del 10%.
Ma quando si vuole davvero una cosa, quando ci si tiene davvero a qualcuno, non ci si
ferma prima di aver tentato il tutto per tutto e essersi impegnati al massimo.
Cosa vuol dire avere un micio in quelle condizioni? Vuol dire dedicarsi a lui con tutte le
proprie forze e la propria dedizione, rinunciando a parecchie cose e imparandone tante
altre, sperando con tutti se stessi di riportarlo in salute.
Abbiamo imparato a spremergli la vescica, una pratica da ripetere almeno quattro volte
nell’arco della giornata, abbiamo imparato a praticargli tutta una serie di esercizi di
ginnastica passiva da fargli fare due volte al giorno, gli abbiamo fatto fare innumerevoli
passeggiate al guinzaglio per controllare la regolarità e precisione dei passi che stava
reimparando a fare e lo abbiamo portato per un consistente numero di volte a fargli subire
la cosa che più ha odiato in vita: il tapis roulant in acqua.
Nel giro di qualche mese, abbiamo visto il nostro micio rifiorire e ritrovare la sua
indipendenza.
Vi chiederete: “ma secondo eli, cosa ci importa di conoscere le sorti del suo gatto?” e non
posso che essere d’accordo, se non che la storia di Fidy è l’introduzione al mio bordeggio
odierno.
In tutto il mio racconto si coglie, anche se non sottolineata in modo esplicito, l’attività di
rieducazione come impegno costante di risvegliare attitudini e capacità del nostro micio
attraverso allenamento, fiducia, stimoli e ripetizione.
Non sono stati utilizzati tutori per sostenere la schiena o raddrizzare la zampa del nostro
micio, né, strumenti che ne limitassero il movimento: anzi, dalla prima fisioterapia, tutte le
indicazioni sono state indirizzate alla massima stimolazione possibile degli arti.
Niente di strano: sappiamo tutti che per sviluppare determinate capacità, è necessario
allenarsi e superare di volta in volta il limite conseguito in precedenza.
Ma allo stesso modo, dovrebbe esserci altrettanto chiaro che adagiarsi, fermarci, smettere
di fare cose specifiche, o utilizzare sostegni sostitutivi ai nostri sforzi, non farà altro che
farci perdere quelle stesse capacità, che si atrofizzeranno via via fino a sparire.
Un esempio valido per i meno giovani? Vi ricordate quanti numeri di telefono
conoscevamo quando non c’erano i cellulari?
Io personalmente ne conoscevo più di una cinquantina.
Ora?
Ora ne ricordo 3!
Si, ok, l’età che avanza.
Si, ok, più pensieri per la testa.
Si, ok, non ho più la sfilza di contatti frequenti che avevo da ragazzina.
Ma soprattutto...ora...al posto di quella del mio cervello utilizzo un’altra memoria: quella
artificiale del telefono.
Ecco, questo è un esempio davvero scontato e banale, perdonatemi l’assenza di
originalità, ma a me interessava attirare la vostra attenzione sulla dinamica e non sulle mie
scarse capacità mnemoniche!
Io trovo davvero significativo, e un po’ spaventoso, questo approccio che vedo sempre più
diffuso in tutti gli aspetti della nostra vita: abbiamo preso il brutto vizio di affidarci,
demandare, utilizzare strumenti non necessari.
Dai che mi rivelo, tanto per cambiare per il Bastiàn Contrario che sono!
L’esempio che porto, mi perdoni chi me ne ha parlato se lo inserisco in puntata, è quello di
un frigorifero sul cui portellone troneggia un enorme tablet che svolge più funzioni: da
quella di controllo del magazzino/frigo (quantità e varietà del contenuto e relative
scadenze) a quella di telecamera remota per un controllo a distanza da farsi, magari,
durante la spesa, per non parlare della triste funzione per far disegnare i bimbi
direttamente sul tablet stesso, o di scansionare e conservare i disegni dei nostri bimbi
senza però esporre quelli cartacei, anziché permettere loro di partecipare all’arredamento
di casa con le loro opere d’arte.
Ma volete mettere la magia di conservare tutti i piccoli oggetti e disegni dei nostri amati
bimbi per poi, un giorno di chissà quale futuro più o meno prossimo, fare quel gesto tanto
importante, tanto teatrale, e tanto evocativo di andare a recuperare una scatola un po’
impolverata, soffiarci sopra, sciogliere un nastro e aprirla, lasciando che uno ad uno i
ricordi, i momenti speciali, possano balzare fuori da quella scatola e riguadagnare uno
dopo l’altro il proprio spazio, disordinati e sorprendenti, ammassandosi tutti insieme in
ordine sparso, riempiendo collettivamente uno spazio mentale ed emotivo composito?
Volete mettere il piattume e la freddezza di sfogliare una dopo l’altra la foto dei lavoretti
dell’asilo, dei disegni e dei regali per la festa della mamma, magari mescolati alla lista
della spesa?
La vita è fatta di spessori, di intrecci e di magie, non di linee piatte di eventi consecutivi e
singoli: le emozioni, la creatività, le azioni hanno tempi soggettivi, spesso sovrapposti,
spesso con profondità diverse: non si può appiattire tutto su un tablet!!!
Quindi, a mio impopolare parere, abbiamo già almeno tre cose da bocciare: il facilitatore di
spesa che annichilisce le risorse di attenzione, memoria e interesse per i rifornimenti
alimentari, la negazione dell’intimità familiare nell’arredamento, l’appiattimento della magia
dei ricordi!
Io trovo che la maggior parte delle automazioni di cui usufruiamo, ci impoverisca in
autonomia: io stessa, ad esempio, mi sono abituata mio malgrado a scrivere a computer:
non sono più in grado, se non con grande fatica, di scrivere una lettera a mano e se
proprio la scrivo, uso spesso lo stampatello maiuscolo anziché il corsivo; abbiamo mille
informazioni istantanee e perdiamo di vista quali ci interessano davvero, ossia quelle per
cui saremmo disposti a impegnare del tempo per ottenere i risultati che cerchiamo;
abbiamo macchinette fotografiche che decidono tutto al nostro posto facendo foto
splendide, ma senza lasciarci la possibilità di interpretare la realtà che vogliamo filtrare;
abbiamo il controllo invernale e estivo della temperatura....e se si continuerà così, prima o
poi nessuno potrà più uscire di casa perchè il momento di passare tra una zona
climatizzata e l’altra ci creerà una sofferenza sempre più grande perché i nostri corpi,
sempre meno abituati al caldo, non potranno adattarsi a cambi così repentini e significativi
della temperatura.
Abbiamo pasti pronti, fatti con con prodotti di cui non conosciamo quasi nulla o con
ingredienti imprevedibili e improbabili, farciti di conservanti e insaporitori e non sappiamo
più cucinare partendo dalle materie prime ...fermo restando che ben pochi sanno ancora
produrre le proprie materie prime!
Qui dove abito io, per alcuni giorni è mancata l’acqua potabile: a parte che l’ho saputo per
caso, dal momento che se anche il cartello è stato affisso in contrada, non essendo uscita
di casa non ho avuto modo di vederlo e di certo nessuno ha fatto, come un tempo, lo
strillone per accertarsi che tutti ne venissero a conoscenza, la domanda successiva è
stata: e adesso?
Si perché non so che grado di non potabilità abbia l’acqua in questione, ma la mia
domanda è andata all’acqua usata per lavare i piatti, a quella per la doccia...finché si tratta
di bere o cucinare, beh, non è difficile cavarsela con le bottiglie, ma per il resto?
E poi sono scivolata al problema della siccità che sembra peggiorare di anno in anno - e
intanto noi si continua con asfalti e cementi senza alberi e senza prati - e mi sono chiesta
come facessero le generazioni precedenti, perché, se anche noi non vogliamo pensarci, la
nostra epoca è la più lontana dalla Natura di cui si abbia memoria.
Sappiamo andare avanti, sappiamo allontanarci sempre di più dalla Natura, tra tecnologia,
prodotti pronti, medicinali più o meno assurdi, alterazioni e violazioni della Natura stessa,
gestione monopolizzata di gran parte delle risorse legate alla sopravvivenza, ma se si
dovesse tornare indietro?
Io che amo particolarmente una certa idea di vita arcaica, non saprei davvero da dove
cominciare, come fare, come cavarmela.
Sto cercando, con mio marito, di fare un banalissimo orto e mi accorgo che nei nostri
vissuti manca il tassello di congiunzione tra le competenze dei nostri nonni e quello che
stiamo facendo; se qualcuno soffre di disordine intestinale, tutti sanno che medicina
proporre ma quasi a nessuno passa più per la testa di consigliare del succo di limone.
Lo so che sono esempi “piccoli”, ma stiamo perdendo sempre più terreno rispetto
all’aspetto dell’ovvio sostegno naturale della vita.
Posso aggiungere anche che sono scandalizzata e un po’ impaurita dalla domotica, ad
esempio?
Ma, dai, davvero non possiamo più aprire una porta in modo tradizionale, con una chiave
e il suo simpatico “click”? Davvero abbiamo bisogno di tapparelle che si alzino da sole, di
forni a microonde che partano automaticamente e di comandi dati col cellulare ad ogni
parte della casa?
Siamo rimasti senza muscoli nelle gambe e nelle braccia?
E se per qualsiasi motivo, ci troviamo senza corrente o senza rete, che succede?
Abbiamo pensato che poco alla volta diventeremo anche noi solo computer?
Staremo seduti, tra macchina, casa, ufficio e vacanza, a comandare tutto da un tablet o da
un computer?
Spesa on line, aspirapolvere automatica, erba di plastica, videocitofono, tv in 3d...
sesso virtuale...
Ma ci facciamo qualche domanda, quando ci lasciamo affascinare e intortare da tutte le
novità presenti sul mercato?
Ci accorgiamo che stiamo scivolando nell’ignavia, che tra poco non ci saranno quasi più
differenze tra le necessità di una persona portatrice di handicap e una senza handicap?
E in tutto questo manca ancora l’aspetto ecologico: perché chi ci pensa che tutti i capricci
tecnologici di cui ci circondiamo hanno anche la necessità di essere prodotti - con il
relativo spreco di materie prime - e smaltiti - con la grande difficoltà di ridurre l’impatto
sull’ambiente?
Ma ci pensiamo qualche volta al futuro?
Al futuro nostro di persone e non di robot di carne, al futuro del nostro prezioso pianeta, al
futuro delle nuove generazioni...sempre che possano ancora essercene, se si continua
così?
eli the worst, getta l’ancora nella baia di yastaradio e aspetta di nuovo tutti voi, Pirati di
Radio e di Terra, con le repliche del giovedì e del sabato alle 11.00 o con la nuova puntata
del lunedì alle 19.00