Cari Pirati di Radio e di Terra, questo Bastiàn Contrario sarà lungo e intenso: saluto
in ...rapida ondata Gabriele, Luca e dj Pilo. Ringrazio con tutto il cuore yastaradio e
Radio Pirata - la Radio nella Radio che mi tengono sempre a bordo con loro e vi
invito come sempre a seguirmi nel mio bordeggio aprendo il cuore e lasciando alla
deriva i pregiudizi...
Uno scrittore che amo moltissimo, il Prof.Ikeda, tra le altre cose scrive: "Se i
bambini diventeranno il nostro scopo, non potremo più fare guerre."
E’ una frase che porto con me da tempo, almeno una decina d’anni che potrebbe
essere illuminante in molti ambiti della vita, da quelli effettivi delle guerra, a quelli
attualissimi della salute col decreto Lorenzin, a quelli della comunicazione, del
commercio, dell’istruzione. Potrei parlare per giorni e mi chiedo, sinceramente e
con rammarico molte e molte volte, come si possa essere spesso così insensibili,
prepotenti e arroganti nei confronti dei nostri cuccioli preziosi, anche se non è
necessario essere genitori per amare i bambini e avere a cuore il loro futuro.
Intanto, diciamocelo una buona volta...i bambini li facciamo per noi, non per amore
verso di loro. Loro sono “solo un ‘idea”, prima del concepimento, e per molti anche
dopo.
Ma se decidiamo di diventare genitori è perché siamo noi che abbiamo un bisogno
prepotente e fisiologico di un amore incontaminato, genuino, incondizionato che ci
permetta di crederci, almeno fino all’adolescenza dei nostri figli, gli dèi creatori e
infallibili che nel resto del mondo non possiamo essere. Siamo noi che abbiamo
bisogno di sentirci capaci e completi attraverso la riproduzione, che abbiamo
bisogno dell’identità di madre o di padre, di aderire ai modelli sociali che tra le righe
ci spingono ancora a pensare che una persona o una coppia senza figli, valga
qualcosa in meno di chi ha una bella famigliola, con i suoi due bei bimbi,
preferibilmente un maschietto e una femminuccia, che un giorno rimpiazzeranno
nel mondo i genitori che verranno a mancare, bilanciando così tutto quello che può
essere correlato in aspetti sociali, economici, politici, demografici, nazionalistici ecc.
In ogni caso, una volta che abbiamo soddisfatto la nostra pulsione genitoriale, che
per altro rimane comunque mistica e incommensurabile nella sua inesorabile
volontà di essere, nella sua meravigliosa potente espressione e nel suo potenziale
intrinseco, abbiamo almeno il dovere di amare queste creature che dipendono in
tutto e per tutto da noi.
Certo, passare dalla teoria dell’amore genitoriale alla pratica, tra pannolini, richieste
che non sono facili da comprendere, a bisogni che non sempre si riesce a
soddisfare può anche essere frustrante e renderci nervosi, talvolta. Siamo umani,
anche se ci crediamo degli dèi. Doverci rendere conto che le nostre aspettative
sono di gran lunga superiori a quanto riusciamo ad ottenere...in certi momenti
destabilizza. Dovremmo ammetterlo!
Comunque, non è tra pannolini, cremine, dentini e primi passi che vorrei portarvi a
sbirciare. La magia di una nascita e il suo mistero, saranno sempre qualcosa di
insondabile e unico!
Due persone si incontrano, si piacciono, si innamorano: forse si sposano, forse no;
forse sono dello stesso sesso, forse no; forse concepiscono, forse adottano.
In ogni caso crescono come famiglia e se già dal momento della formazione della
coppia non ha più senso fare alcuna scelta che non contempli il concetto di “noi”,
quando ci sono bimbi di mezzo, questo concetto al plurale non potrà, o meglio non
dovrebbe, mi più essere dimenticato.
Dalla coppia si può tornare indietro: si può ancora tornare, per quanto con dei
cambiamenti inevitabili, ad essere uno e a pensare per uno.
Ma quando ci sono dei bambini, un genitore che sia davvero tale,
indipendentemente dall’età, deve diventare adulto e responsabile e pensarsi
sempre e comunque come “noi”, un “noi” dal quale non esiste possibilità di recesso!
Non sono i diamanti ad essere “per sempre”, quelli sono solo discutibili specchietti
commerciali per le allodole... Per sempre si è genitori, per sempre si è figli.
Quindi, arriviamo finalmente al punto del mio bordeggio: la coppia in crisi, la
separazione, il divorzio, il dopo divorzio.
Intanto, già in questa frase io trovo un’espressione diffusa ma, se osservata con
cura, aberrante: non è la coppia ad essere in crisi: è l’intera comunità familiare in
cui si la coppia è inserita.
Diversamente sarebbe come dire che durante un terremoto di portata significativa,
vengono scosse solo alcune stanze mentre il resto dell’edificio rimane intatto e
solido: è impensabile, inimmaginabile, non credibile!
Quindi, la crisi di una coppia non coinvolge mai solo la coppia, ma se degli adulti
che la circondano si può evitare di farsi carico, lo stesso principio non vale nei
confronti dei figli, specie se piccoli, i quali vedono con gli occhi dell’amore più puro
e fiducioso entrambi i propri genitori, entrambi eroi incapaci di commettere errori.
Dunque? Dunque non discuto la separazione o il divorzio: sono innumerevoli le
motivazioni che possono spingere due adulti ad allontanarsi, ma discuto le
modalità.
Troppo, troppo spesso, gli adulti in fase di allontanamento sono così concentrati a
trovar giustezza nella propria posizioni e ad accusare di tutte le colpe possibili la
controparte, da non accorgersi nemmeno di avere gli spettatori più importanti delle
proprie vite - i loro figli - che li osservano. Li osservano con lo stesso attonito
immaturo stupore di chi, per la prima volta, assiste a un horror pesante.
Quando io, ho visto il mio primo horror al cinema, il mio motorino non ha più
incontrato il garage di sera, così per farsi un’idea!
Ma avete mai provato a mettervi nei panni di chi, non solo non è autorizzato a far
domande, ma non è nemmeno degno di ottener risposte perché, in quanto
bambino, “tanto tu non puoi capire”?
Si pensa davvero che un bambino non possa capire che è spaventato da quello
che sta succedendo e che gli servono delle rassicurazioni sul fatto che forse anche
gli adulti a volte fanno cose sbagliate?
Che non si possa chiedere scusa a un bambino se ci si accorge di aver esagerato
o mancato in qualcosa?
Che non gli si possa spiegare che nella vita accade di non stare più bene con una
persona, ma che questo non significa che si debba smettere di amare gli altri e
nello specifico proprio il nostro bambino o la nostra bambina?
Sono sicura che questi genitori che non si sanno controllare davanti ai loro bambini,
saranno invece capacissimi di mantenere controllo, attenzione e buona educazione
davanti ai loro clienti o davanti ai loro superiori o datori di lavoro.
E come mai, allora non lo si fa con gli unici esseri al mondo per i quali si è
insostituibili e per i quali si ha davvero l’obbligo umano e morale di essere presenti
e protettivi, elargendo cure e amore indipendentemente dalle circostanze?
Personalmente a questa domanda trovo una risposta univoca: ci si dimentica il
“noi” in quanto “genitore e figli” e torna l’Io: l’io con la propria sofferenza ma
soprattutto con il proprio egocentrico egoismo.
Ma a chi si dovrebbero rivolgere questi figli mentre le loro vite perdono tutte le
certezze e i punti di riferimento?
E’ davvero più importante insultare e denigrare il proprio partner e difendersi da
accuse spesso infondate, che preoccuparsi di mantenere in salute il nucleo
“genitore-figli”?
E quando arriva effettivamente la separazione o il divorzio, quanti sono i genitori
che fanno a braccio di ferro sulla felicità dei propri figli, intesi non più come i propri
preziosissimi vasi di porcellana cinese da proteggere da ogni scossone a costo di
tenerli in cassaforte, ma come la carcassa che belve affamate si contendono
sbranandola dai lati opposti pur di esercitare il proprio ruolo e potere: è dunque
questo l’amore per i figli? Quel desiderio innocente e romantico che ora, a maggior
ragione, sostengo essere un bisogno personale più che un atto d’amore?
Prima di essere genitori, prima di essere una coppia in crisi, prima di essere
separati o divorziati, abbiamo qualcosa che ci accomuna tutti: nessuno di noi esiste
senza essere figlio.
Io me lo ricordo bene cosa avrei voluto da mia Madre!
Mi ricordo bene se ha fatto o non ha fatto qualcosa che per me era fondamentale!
Così come lo ricordo di mio Padre!
Nemmeno il più sfortunato che abbia dovuto fare i conti con l’abbandono o con la
morte dei propri genitori, quindi nessuno di noi, è privo di questa consapevolezza
che rimane fluttuante tra desideri soddisfatti, speranze e delusioni!
Quindi nessuno di noi è privo della consapevolezza dei bisogni di un bambino se
solo si sforza di ricordare i suoi!
Penso che ora ci sia troppa teoria e poca pratica anche per quanto riguarda
l’essere genitori, una pratica per la quale l’unico organo necessario rimane il cuore
con la sua sensibilità, con la sua capacità di cogliere e di agire nel modo corretto se
solo si occupa davvero del figlio e non delle insicurezze e dei giochi di forza di
adulti in guerra.
Eppure, mi è capitato più volte di conoscere ex coppie che tuttavia hanno saputo
salvaguardare le attività commerciali costruite e guidate insieme: com’è possibile
che sia più importante mantenere in essere e in stabilità un’azienda che la salute
psicoemotiva dei propri figli?
Ecco dunque, che anche una separazione, per quanto sofferta, per quanto non
voluta, può tornare ad essere un momento di civile collaborazione, se entrambi si
riuscisse a tenere come valore assoluto l’interesse dei figli, se si facesse a gara
non per vedere chi ha più ragione tra adulti, ma di chi ama di più i figli condivisi.
Una gara d’amore senza limiti di punteggio. Una gara che vedrebbe tutti vincitori!
Ma c’è ancora un altro punto, nelle separazioni.
Io vi ricordo che sono figlia di genitori divorziati della prima ondata.
Allora non c’erano modelli ai quali aderire per fare un buon divorzio, non c’erano
conoscenti con i quali confrontarsi per capire come loro l’avessero attraversato e si
era ancora nell’epoca in cui chi divorziava non veniva visto di buon occhio e si
poteva ancora nascondersi dietro al delitto d’onore!
- Per inciso, il “delitto d’onore” venne abrogato esattamente il 5 settembre del 1981
e mi sembra quasi un orrore, non errore!, un “orrore” di trascrizione, se si pensa
che il divorzio era già stato approvato il 1 dicembre del 1970, quindi 11 anni prima! -
Dicevo, appunto che io nel ‘70 ero già fuori dalla casa di Papà e nel ’74 la mia
Mamma era già felicemente sposata con il mio altro Papà.
Credo sia inutile dire, che dati i tempi cui mi riferisco, il mio vero Padre non riuscì
mai a digerire la nuova situazione.
Per tutta la vita io non ho mai potuto godere di un momento importante in cui avere
vicino tutti i miei cari, perché mio Padre si è sempre rifiutato di essere nella stessa
stanza con mia Madre e il suo secondo marito, lasciando un sacco di vuoti nella
mia vita ma anche privando sé stesso del suo ruolo genitoriale con tutti i momenti
preziosi che lo caratterizzano.
Sono passati 47 anni dall’approvazione della legge sul divorzio: ora le famiglie che
si compongono, scompongono e ricompongono come in una di quelle danze
vorticose in cui le coppie si formano, girano, si lasciano e fanno un giro con un altro
partner pur rimanendo sempre in pista, sono una cosa più che comune.
Sembrava logico che in quasi 50 anni il divorzio e i suoi esiti avessero iniziato a
fare parte del vissuto collettivo come una nuova normalità.
E invece, non è così. Anzi, a parer mio negli ultimi anni il Basso Medio Evo che sta
trovando il suo spazio nel nuovo millennio, tra i tanti ha oscurato anche questo
aspetto della Vita...
Io mi chiedo come si possano formare nuove famiglie, facendone fare le spese ai
figli delle unioni precedenti.
Mi spiego meglio: nel 2017 dovrebbe essere ormai così quotidiano formare nuove
famiglie che non dovrebbe più essere un problema, come lo fu per mio Padre,
incontrarsi insieme nella realtà della famiglia allargata.
Quali possano essere o non essere i torti dei vari ex, dovrebbe essere cura di tutti i
componenti l’attenzione alla crescita serena dei bimbi coinvolti. I bimbi non hanno
nessuna colpa da pagare in una separazione e non dovrebbero mai trovarsi
nell’imbarazzante situazione di non poter dire le cose all’uno o all’altro genitore per
paura di ferirlo o per paura che poi i grandi litighino; se ci sono figli dell’uno e figli
dell’altro e fratellastri vari, non dovrebbero mai esserci le cenerentole di turno,
perché il mondo incasinato degli adulti, dovrebbe rimanere prerogativa loro, anzi:
se si fosse davvero adulti, non dovrebbero proprio esserci casini!
“E’ stato bello, è finita, ma saremo per sempre i genitori dei nostri figli. Ti presento
la persona con cui condivido ora la mia vita e che mi aiuterà a renderli sereni
quando staranno con noi, così come farà la persona che è entrata nella tua vita”
Questo sarebbe un atteggiamento costruttivo e liberatorio per tutti!
Ma quale rabbia!
Ma quale vendetta!
Ma quali sfoghi sui figli degli altri!
A che cosa portano questi comportamenti?
Mi sapete dire chi, in una situazione del genere, è felice? Chi si rode per la rabbia?
Chi si sente costantemente attaccato?
Il figlio che viene discriminato rispetto ai figli del nuovo compagno?
Chi? Ditemelo voi, perché io non lo capisco!
Quando sento un padre che urla al suo bambino che piange perché vuole stare
dalla mamma un altro po’ “io non voglio un figlio così”, mi chiedo che padre
vorrebbe avere quel bambino e sono più che certa che nemmeno lui vorrebbe “un
padre così”, ma non lo può nemmeno dire!
O quando sento discorsi del tipo “il mio amore te lo devi meritare!”, beh, penso che
l’adulto in questione abbia poco chiaro cosa sia l’amore, soprattutto quello di un
bambino che ti ama a prescindere, senza meriti, senza ricatti e senza contratti...
L’amore non si compra e non si vende: si costruisce.
Si costruisce quando ci si sente accolti, compresi. Quando con una persona si sta
bene.
L’amore non è sempre uguale: ci sono mille modalità diverse che risvegliano
amore, ma una cosa è certa: l’amore non si divide, al massimo si moltiplica.
...e la gelosia e il possesso sono proprio l’esatto contrario dell’amore.
Io sono madre separata dall’89. Ho una figlia che per lo più ho cresciuto da sola.
Ma quando il mio ex mi ha presentato la sua compagna, l’ho accolta in casa mia, e
si usciva anche insieme. E’ vero, a un certo punto non ci siamo più visti per
problemi legati a un lutto che li riguardava, poi si sono lasciati e lui se n’è andato
senza dare più sue notizie.
Ma fino a quando loro erano una coppia, non ho avuto alcun problema a
frequentarli e se ne avessi avuti, avrei cercato di metterli in secondo piano o di
superarli per la serenità di mia figlia; se avessero avuto altri bimbi, mi sarei
rallegrata del fatto che mia figlia avesse dei fratelli, visto che io sono figlia unica e
non ho potuto nemmeno avere altri figli.
Poi mi sono sposata ma se avessi incontrato un uomo che non l’avesse rispettata,
mia figlia, che non se ne fosse preso cura e non l’avesse amata, state certi che
quell’uomo non avrebbe continuato a far parte della mia vita.
I figli non ci cadono in testa, i figli li desideriamo, li cerchiamo, li portiamo in questo
gran casino che è il mondo.
Non possiamo dimenticarci della responsabilità che abbiamo nei loro confronti: è
inutile che ce la raccontiamo, che ci giustifichiamo, che ci scusiamo: saremo
sempre i soli genitori che avranno e le nostre azioni e non-azioni incideranno nelle
loro vite nel bene e nel male come quelle di nessun altro.
E per quanto possa essere difficile anche per noi, a volte, raccapezzarci in questo
cazzo di mondo, non possiamo mai prenderci una pausa o cambiare ruolo: genitori
siamo e tali rimarremo anche dopo la morte.
Possiamo e dobbiamo fare sempre del nostro meglio.
E quando entrano nella nostra vita i figli di altri...facciamo lo stesso del nostro
meglio, perché non possiamo mai sapere se quello che viene fatto sia già
abbastanza e comunque, l’amore, quello sano, quello costruttivo, quello che non è
semplice accondiscendenza e soddisfazione dei desideri, non è mai troppo.
Appuntamento come sempre con la nuova puntata del lunedì alle 19.00 e con le
repliche del giovedì e del sabato alle 11.00, grazie per l’ascolto, eli the worst