Da piccola, nelle fiabe, un dettaglio che mi aveva sempre incuriosita tanto da rimanere un
radicato punto di domanda nella mia ingenuità, era il famoso arcolaio con cui si punse la
Bella Addormentata, che conosco grazie a Walt Disney.
Forse questa fiaba non è più di moda, o forse alcuni hanno dimenticato...ma questo
dettaglio ha segnato il destino della mia Vita.
In questa fiaba si racconta che il re e la regina di non ricordo quale regno, dopo molti anni
finalmente concepirono la Piccola Aurora e organizzarono una grande festa scegliendo
come madrine le fate del Regno che le donarono doti specifiche. Ma Malefica, la fata
cattiva, non venne invitata e, presentatasi a sorpresa, la maledì: "Prima che il sole
tramonti sul suo sedicesimo compleanno ella si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e
morrà!".
Puntuale, al sopraggiungere del 16° compleanno trovò una vecchina che filava, si punse il
dito sul fuso dell’arcolaio e cadde a terra all’istante...
Ecco il punto, la domanda di tutta la fiaba: da dove si era materializzato quell’arcolaio col
suo venefico potere?
Eppure era stato fatto di tutto da quei genitori affettuosi per proteggerla!
Avevano chiesto immediatamente alle fate di intervenire sul maleficio - e infatti venne
ridotto a un sonno profondo fino al bacio del principe -, avevano fatto distruggere tutti gli
arcolai del regno, avevano persino rinunciato a crescere la piccina facendola credere
morta e affidandola alle cure delle fate del bosco, affinché Malefica non avesse più motivo
di infierire con i suoi incantesimi...
Che fare di più per salvare la Vita della figlia tanto attesa e tanto amata?
Ora comprendo quale sia il ruolo di quel famoso arcolaio: l’arcolaio della fiaba è
l’imprevedibile, l’incalcolabile, l’inevitabile...
Per quanto ci si adoperi per far sì che un determinato evento accada o non accada, se
questo ha radice nella nostra stessa Vita, potremo anche impazzire per chiudere tutti gli
accessi a tutti i potenziali rischi e ai potenziali mali...ma non potremo chiudere fuori noi
stessi da... noi stessi!
Questa considerazione porta a galla ancora una volta questo famoso remake del Medio
Evo nel quale siamo tutti immersi e in particolare riporta alla vergognosa intimidazione che
attraverso la radiazione dall’Albo si sta perpetrando nei confronti del libero pensiero di
Medici-non-allineati, per me i più preziosi.
Tra la posizione Scientifica e non scientifica, sono proprio questi i medici, uomini e donne
di scienza che hanno la capacità di riconoscere anche ALTRO oltre alla scienza stessa,
che possono gettare quel ponte che consente di usufruire dei vantaggi delle terapie
tradizionali e di quelle non tradizionali, sommando le virtù di entrambe, perchè non sono
fuorviati da prese di posizione o pregiudizi essendo in grado di valutare globalmente la
situazione.
Negare ogni altra possibilità al di fuori della medicina tradizionale, vorrebbe dire non avere
il cuore e lo sguardo dei ricercatori, sempre pronti a percorrere strade inesplorate.
Se ad esempio, la scienza si fosse limitata a dire che l’atomo non esiste perché
inafferrabile ai nostri sensi, non lo conosceremmo: eppure, non solo è accettato,
riconosciuto e studiato, ma usato talvolta anche in modo disumano, con sacro terrore nel
cuore di tutti!
La ricerca scaturisce dalla spinta delle intuizioni nell’inesplorato, non dai limiti posti dalla
parola “impossibile”!
E se il corpo “crea” - passatemi il termine - determinate malattie come le artrosi, le
calcolosi o addirittura i tumori, probabilmente ha anche il potenziale per guarirle, trovando
il modo di invertire l’operato di questo stesso potenziale!
Invece si sta cercando in tutti i modi di far seguire un unico percorso di cura per ciascun
male, annientando la libera scelta e il libero arbitrio sulla propria salute che viene
spacciato non più per bene individuale ma per “bene dello Stato” (anche se poi ci sarebbe
da discutere molto perché per contro, veniamo avvelenati tutti i giorni tra smog,
antiparassitari, conservanti ecc!)
Io credo che alla base di questo imporre ci siano diverse componenti: ma la prima, più
potente e più sottile credo sia proprio la paura, la percezione dell’impermanenza.
Davanti alla paura della morte, alla paura della malattia e alla percezione di non poter
governare questi aspetti, siamo tutti piccoli e spaventati: c’è chi non ci vuole pensare, c’è
chi si aggrappa a una religione o a una filosofia di vita, c’è chi cerca di fare una vita
sanissima, la maggior parte si affida alla scienza...
E in questi modi ciascuno affronta i propri draghi, nuovi amuleti e nuovi gli scudi rispetto a
quelli delle fiabe...
I Politici - e dagliela che ogni tanto mi viene anche da capirli! - non possono esimersi
dall’essere se stessi: lavorano - bene o male che lo facciano - sempre attraverso le proprie
paure, i propri preconcetti, i propri punti di forza, le esperienze acquisite, esattamente
come tutti gli altri.
E davanti alle paure, hanno la responsabilità di fare per tutti quello che farebbero per sé
stessi per proteggersi...
Si aggiunga a questo che la Scienza è talmente tronfia e riconosciuta da aver sostituito
quello che un tempo era collettivamente ritenuto il potere divino, che senza il suo
benestare ...tutto diventa sbagliato: non so se vi rendete conto, ma adesso... nemmeno le
cose più naturali come l’allattamento, il sonno, il piacere sono libere da studi e
approfondimenti e da qualcuno che dica come fare!
Quindi, da una parte la Paura, la vera sovrana.
Poi la Scienza, che per quanto abbia realmente influito in modo positivo su molte cose,
dall’altro vorrebbe trattare la salute e le persone come modelli matematici, come computer
privi di errore, dimenticando che non ha nemmeno a potata tutte le variabili...poiché
queste sono soggettive!
Faccio un esempio: un botto nelle notte!
Molti ragazzi, abituati a sentire scoppi solo per i festeggiamenti con i fuochi, non si
spaventeranno, magari cercheranno di vedere da dove arrivano.
Altre persone che sono scampate a un attentato o che sono scappate dalla guerra, in un
istante avranno il cuore in gola, le pulsazioni a mille, la soglia dell’attenzione altissima e
tutti i sensi amplificati, il sangue pronto nei muscoli per scattare in caso di fuga o di
difesa...
Ma questa reazione è frutto della scarica di adrenalina che si è prodotta istantaneamente
nel loro corpo a fronte di un’emozione, in questo caso la paura.
E anche in questo esempio, nessuno potrà mai conoscere l’intensità soggettiva della
paura e quindi l’intensità della risposta adrenalinica. Perché anche qui sopraggiungono
diversi fattori: il primo, sicuramente caratteriale poichè ci sono persone più emotive di
altre, poi di salute: un cuore debole potrebbe cedere immediatamente, poi di età - ad
esempio un bambino cerca protezione mentre un genitore deve proteggere e quindi ha un
controllo diverso -, poi l’esperienza: aver sentito un’esplosione, aver visto un’esplosione,
aver visto morire qualcuno nell’esplosione, aver perso i propri cari nell’esplosione, essere
stati colpiti personalmente dall’esplosione, e un’altra miriade di possibilità,
comporteranno una diversa reazione emotiva e quindi ormonale e fisiologica...
Ecco, anche davanti alla malattia i nostri corpi hanno la possibilità di reagire in modi
diversi, e a seconda dei modi, saranno diverse la cure necessarie anche se la casistica
riporta grandi numeri di similitudini di risposta - troppo spesso ottenuti osservando gli
effetti di cure sperimentate su animali i quali non avranno lo stesso tipo di vissuto emotivo
che potrebbe avere una persona in relazione ai medici che la studiano, né la
comprensione o la consapevolezza degli effetti che le le terapie scelte producono in loro,
né la possibilità di esprimersi per ottenere e fornire risposte riguardo ciò che gli accade, un
po’ come accade ai bambini quando gli si somministra un vaccino in età neonatale o poco
più.
Inoltre noi abbiamo il dono della parola, possiamo spiegare come ci sentiamo sia a livello
fisico che psichico, possiamo cercare risposte o empatia, anche perché è ormai risaputo
che la fiducia in un rimedio è di per sé parte della cura!
Riporto il mio Bordeggio un po’ più vicino all’ambito vaccini ... vi ricordo che sono sempre
Bastiàn Contrario ;-)
Io da piccola conoscevo diverse persone con diverse disabilità: erano spastici, down,
focomelici. Ma nei miei primi 30 anni, non ho mai incontrato persone affette da autismo.
Giusto giusto qualche riferimento in qualche film che veniva da lontano. Ma nessuno fra i
molti che conoscevo-e-i-loro-famigliari era mai stato colpito da autismo..
Quando è nata mia figlia ero giovane e facevo tutto quello che mi dicevano i medici. A un
certo vaccino - non ricordo quale, perchè appunto, non c’erano allarmi a riguardo: ci si
preoccupava casomai di toxoplasmosi, di hiv e di rosolia in gravidanza, a quel tempo -
dicevo, quando mia figlia ha fatto quel certo vaccino e ha avuto febbre per 3 giorni senza
accenni di abbassarsi, il medico di famiglia mi ha detto semplicemente e senza
spiegazioni di non fargliene più. E così ho fatto. Per fortuna, è andato tutto bene, ma da
allora in poi, prima un po’ in sordina poi sempre più esplicitamente, si è parlato di questa
difficilissima condizione, e ho iniziato a conoscere sempre più famiglie con bimbi autistici e
tutte con la stessa storia legata all’evento vaccinale...
Che sia proprio un caso? Persino un veterinario che conosco mi ha confessato che
nell’ambiente ci sono colleghi che cercano di ridurre al minimo il numero dei vaccini,
avendo visto scatenarsi comportamenti atipici anche in alcuni dei cuccioli...
Comunque, non è questo il punto: il punto è che se proprio dovessimo fare uno schema in
relazione ai vaccini, potremmo immaginarlo come un rombo piuttosto allungato, dalle
estremità per l’appunto “affusolate”.
Nella parte centrale, ovviamente più ampia, potremmo mettere la maggior parte delle
persone, ossia quelle che ne beneficiano senza effetti collaterali e quelle che pur non
vaccinate non si ammalano, in una delle 2 estremità più sottili, quelle che subiscono
conseguenze a causa dei vaccini e nell’altra quelle che ammalandosi perchè non sono
vaccinate subiscono gravi conseguenze.
Ora vorrei semplicemente capire perché non ci sia lo stesso rispetto delle Vite di queste
due categorie di persone: è più giusto che un bimbo rischi e diventi autistico per evitare
che un’altro si infetti, o e è più giusto che un bambino si tuteli dall’infettarsi e metta a
rischio di autismo l’altro?
Vi rendete conto che se si osservano le cose in questo modo non c’è differenza tra le due
posizioni estreme e che quindi e non deve esserci un obbligo coercitivo?
Che obbligare significa già porre un giudizio su chi ha o non ha la sua possibilità?
E se comunque esiste il famoso arcolaio nella propria vita, sarà poi quello a fare la
differenza, quando lo incontreremo!
Allora: Politica, Scienza, Paura, le abbiamo nominate.
Abbiamo trascurato la parte sporca della faccenda: i potenziali interessi economici e i
politici in malafede. Non possiamo fingere che non ci siano e che non esista la possibilità
di chissà quali pressioni! Così come non mi sento di escludere che tutte le repressioni
degli ultimi anni che ci vedono sempre gli uni contro gli altri (famiglia e coppia di fatto,
omosessuali e etero, abortisti e controabortisti, vaccinati e non vaccinati, italiani e
immigrati ecc ecc ) siano fumo negli occhi per distrarci da cose ancora più gravi o
applicazioni aggiornate del famigerato motto “divide et impera”...
Ma fermiamoci agli interessi economici e alla probabilità di convenienze politiche...
Vi ricordo solo che un tempo gli scienziati ricercavano con passione e ostinazione con gli
strumenti che avevano e con il fuoco sacro di trovare la risposta, la soluzione.
Non avevano lo scopo di commercializzare un prodotto, ma di risolvere problemi
attraverso il potere della ricerca e della scienza.
Ora case farmaceutiche e ospedali sono aziende, ossia entità preposte al guadagno,
anche se magari hanno iniziato con i migliori intenti - non riesco mai a vedere la malafede
in senso assoluto-!
Vuoi la necessità di avere strumentazioni, vuoi la necessità di non perdere collaboratori
d’eccellenza, vuoi il pretesto di creare e mantenere posti di lavoro, ma i laboratori di
ricerca sono diventati sempre più aziende - a dirla tutta aziende di lusso!- da far funzionare
al massimo del potenziale e quindi per volontà o per giocoforza - a seconda degli azionisti
coinvolti - si sono trasformate in quelle entità immanenti dalle quali sembra davvero
dipendere la vita di tutti.
Ma non sono state le case farmaceutiche a metterci al mondo!
Non sono state le case farmaceutiche a farci sentire al sicuro nel primo materno
abbraccio!
Non sono state le case farmaceutiche a farci provare il piacere di stare con gli altri!
Non sono state le case farmaceutiche a darci l’urgenza della comunicazione, frutto
dell’unicità del nostro sentire e pensare!
Non sono state le case farmaceutiche nemmeno a farci innamorare!
C’è qualcosa di più, c’è la Vita, la Vita dalla quale e con la quale sorgiamo a questo mondo
e che se a qualcuno deve appartenere, quel qualcuno siamo noi!
E ciascuno di noi si sforza di sentirla quella Vita e di ascoltare dove ci porta ed essa sa
cosa è meglio per noi...e dobbiamo rivendicare anche il diritto di sbagliare, per conoscere
sempre di più questa profonda natura della Vita!
Ma questa Vita è talmente esposta da subito alle grida di tutti, ai consigli, alle indicazioni e
alle pretese di tutti, agli schemi, che prima ancora di sentirsi davvero e riconoscersi... si è
già persa e non riesce a farsi sentire quando deve esprimersi per guidarci nelle scelte!
Sono profondamente certa che ciascuno di noi abbia in sé la consapevolezza di cosa
necessiti la sua propria Vita: la grossissima difficoltà è nel fare pulizia da tutte le cose che
hanno condizionato il nostro modo di scegliere, sia a livello interiore che, dato il tema della
puntata, istituzionale.
Smettiamo di farci condizionare, riprendiamo ad ascoltare, a pagare quel prezzo che non
dovrebbe esserci ma c’è necessario per rispettarci, per cercare di fare sempre e davvero
quello che sentiamo meglio per noi e rispettiamo la scelta - LIBERA! - dell’altro anche
quando è lontana dalla nostra!
Nessuno e, ribadisco, nessuno è così completo, perfetto, realizzato o illuminato da offrire
una soluzione universalmente valida per tutti a meno che non possa conoscere a priori il
futuro di ciascuno, ma se qualcosa di universale c’è è la Vita, e l’assoluta unicità di ogni
singola Vita in tutto il suo valore.